«FOLLE PENSARE AD UNA CALABRIA SENZA FORESTAZIONE»

di Natalino SpatolisanoQuotidiano del Sud per la Calabria |

Vanta pure la pubblicazione di due opere, “Umili pensieri – raccolta di poesie” e “Africo storia e leggenda” Santoro Romeo, classe 1953, in pensione dallo scorso anno, dopo 40 anni di attività lavorativa prestata nell’Afor (Azienda Forestale Regione Calabria), oggi Calabria Verde, ricoprendo tutti gli incarichi previsti dal contratto collettivo regionale fino al livello di capo operaio. Militante socialista e sindacalista della Uil sin dal 1976, oltreché amministratore presso il Comune di Africo tra il 1975 e il 1980, Romeo auspica il rilancio del settore della Forestazione per accelerare la ripresa economica del Paese.

Lei che conosce bene la storia degli operai forestali in Calabria, ci potrebbe raccontare le tappe che hanno segnato la nascita, l’evoluzione e l’involuzione delsettore Forestazione?

“Certamente, la forestazione in Calabria nasce con lo scopo di mantenere gli equilibri idrogeologici e la salvaguardia del territorio, concetto rimasto tale nella mente di tutti i governanti regionali succedutisi, che tuttavia non hanno pensato di renderla produttiva. Infatti il governo nazionale, di fronte al numero dei lavoratori a tempo determinato che aumentava sempre più fino a raggiungere nel 1984 la soglia dei 30mila, decideva di emanare la legge numero 442 del 1984 bloccando le assunzioni, ritenute eccessive, e le giornate lavorative. In Calabria vi erano ben 23 Enti che facevano forestazione, di conseguenza una buona gestione sembrava impossibile, da qui la proposta del sindacato di creare un unico Ente di gestione, che vide finalmente la luce dopo anni di lotta soltanto con la legge regionale del 19 ottobre 1992, quando nasce l’Afor. Si sperava in una inversione di tendenza ma purtroppo così non è stato, la situazione non è cambiata nemmeno con l’ultima legge varata, la numero 25 del 16 maggio 2013, istitutiva dell’azienda Calabria Verde.

Oggi i forestali sono circa 3mila con una perdita di 27mila posti di lavoro rispetto al 1984 e tenendo conto che l’età media dei lavoratori è di 60 anni si fa presto a capire che la forestazione in Calabria tra qualche anno andrà in esaurimento”. Secondo lei in che modo si dovrebbe intervenire per
rilanciare il settore?

“Allora per l’esperienza che ho ritengo folle pensare ad una Calabria senza forestazione, anzi penso che bisogna valorizzare questo settore in tutte le Regioni d’Italia, serve creare un nuovo Piano di forestazione nazionale, in linea con le direttive europee, un progetto basato su due pilatri importanti, uno protettivo e l’altro produttivo”.

Ci spieghi meglio…

“Anzitutto bisogna realizzare le opere necessarie per il consolidamento del territorio, evitando così smottamenti, frane e alluvioni, poi serve garantire la salvaguardia del bosco esistente con lo sfruttamento del legname, visto che importiamo l’80 per cento di quello che si lavora in Italia, ma anche lo sfruttamento delle biomasse per produrre energia pulita, rimboschendo gradualmente parte dei 570mila ettari del terreno forestale calabrese, piantando alberi da frutto, o ad esempio lavorando la ginestra, chiaramente il fine del nuovo Piano di forestazione deve essere quello di ottenere il
massimo della produttività e del livello occupazionale possibile, soprattutto giovanile”.