LA FORZA TRANQUILLA

Bruno Buozzi sindacalista riformista”  un libro di ALDO FORBICE  –  Franco Angeli Editore  € 19,00 |

Questo particolare libro di Aldo Forbice, che narra della vita del grande sindacalista socialista Bruno Buozzi (Aldo ha scritto su Buozzi altri libri), è la piu’ puntuale e dettagliata biografia del sindacalista riformista, con particolari inediti che non appaiono in altre biografie scritte da altri autori.

In particolare, Forbice spiega il pensiero sindacale e politico di netta impronta riformista, la sua concezione del sindacato rispetto alla funzione del partito politico che, se rapportata al giorno d’oggi a 100 anni dal suo operare, afferma la modernità del suo pensiero.

Di grande interesse, nel libro viene spiegato il pensiero di Bruno Buozzi sull’autonomia del sindacato dalle forze politiche e dai poteri istituzionali, sulla partecipazione dei lavoratori alle decisioni che riguardano i processi produttivi e le scelte aziendali. Se si pensa che i primi accordi contrattuali sui diritti di informazione e di consultazione dei lavoratori sono stati conquistati dai metalmeccanici nel 1973, piu’ di 60 anni dopo dalle enunciazioni di Buozzi, si puo’ ben dire come fosse all’avanguardia il suo pensiero socialista riformista rispetto ai massimalismi di altre correnti come pure in confronto al pensiero sociale cattolico permeato allora dall’interclassismo collaborativo.

Discepolo ed amico di Turati, stretto compagno di Giacomo Matteotti, Treves e Modigliani, con loro era un riferimento della corrente riformista (allora in minoranza) nel Partito Socialista dove dominavano i massimalisti di Giacinto Menotti Serrati e dove operava anche una piccola minoranza di “comunisti” di Bordiga, Gramsci, Terracini e Togliatti che diedero vita, lasciando il PSI, al Partito comunista d’Italia su pressione di Lenin. Ma i riformisti di Buozzi erano in larga maggioranza nel Sindacato socialista.

Operaio metalmeccanico fin dalla giovane età divenne, in seguito, segretario generale della Fiom, e poi segretario generale della Confederazione generale del lavoro, prima e durante Il regime fascista, nell’esilio di Parigi.

Il libro racconta verso la fin dell’arresto di Buozzi, dopo che rientro’ segretamente in Italia, fu inviato da Mussolini al confino di Montefalco, da dove fu liberato il 25 luglio del 1943, quando venne nominato dal governo Badoglio commissario degli ex sindacati fascisti.

Dopo l’8 settembre, nella Roma occupata dai tedeschi, fu il promotore di quella serie di contatti e incontri con gli esponenti politici e sindacali cattolici e comunisti (Di Vittorio, Roveda, Grandi, Gronchi, ecc.) che dovevano portare alla firma del “Patto di Roma” che diede vita all’esperimento voluto dal C.L.N.  di unità sindacale, durato quattro anni.

Bruno Buozzi fu arrestato ed assassinato dai nazisti a Roma in località La Storta, insieme ad altri 13 antifascisti, il 4 giugno 1944, Il giorno stesso della liberazione di Roma, dopo essere stato per quasi due mesi nella famigerata prigione-tortura nazista di via Tasso.

Questo libro – che come anzidetto è la più completa biografia umana e politica del sindacalista socialista – rivela, per la prima volta, le circostanze inquietanti del misterioso arresto di Buozzi, il quale viveva in clandestinità a Roma sotto il falso nome di un ingegnere e quindi la sua vera identità era a conoscenza di pochissimi esponenti del CLN romano.  Come poteva Kappler individuare ed arrestare Buozzi?

Il libro, perciò, fa luce su una serie di questa ed altre vicende collegate al suo arresto, rimaste sin’ora nell’ombra, con l’aiuto di documenti (lettere, articoli, appunti, ecc.) e testimonianze, in gran parte inediti.

Avendo vissuto in esilio in Francia molti anni aveva avuto rapporti con esponenti del socialismo e del sindacalismo internazionale occidentale ed era il piu’ conosciuto e stimato, a quel livello, dei sindacalisti italiani.

Se non fosse stato barbaramente ucciso, certamente Bruno Buozzi sarebbe diventato un protagonista assoluto della vita politica italiana, del sindacato, del socialismo  e della sinistra democratica, che sotto il suo impulso avrebbero  preso “ben altre pieghe” evitando – grazie al Suo  impulso “riformista” – la sconfitta delle sinistre nel ’48 ed una ricostruzione del Paese pagata duramente dai lavoratori, ma avrebbe anche anticipato la svolta di evoluzione democratica del primo centro sinistra, avvenuta solamente nel 1963/64.