di Renato Costanzo Gatti – Socialismo XXI Lazio |
Lo stile del nostro presidente del consiglio è di operare senza tante chiacchiere, vuole essere giudicato dai fatti e dobbiamo allora, guardando i fatti, cominciare a trarre elementi per farci un’opinione.
Indubbiamente il presidente Draghi ha due missioni fondamentali, la battaglia al Covid e il Next Generation EU (NGEU), missioni che si intrecciano nella crisi sanitaria, economica e sociale. Queste tre crisi sono strettamente conseguenti e insolvibili se trattate disgiuntamente, infatti la crisi sanitaria è direttamente responsabile della crisi economica la quale a sua volta sta generando una crisi sociale in larghi strati di popolazione che include non solo i meno abbienti ma anche settori di imprese, lavoratori autonomi, artigiani.
Limiterò questo mio intervento ai segnali che provengono dal governo e che riguardano il NGEU che si traduce nel Piano Nazionale di Riprese e Resilienza (PNRR). E’ da mesi che il governo Conte ha affrontato questo tema, prima con la redazione del piano Colao, poi, dopo aver declassato il piano a “utile contributo”, si è passati agli Stati Generali. quindi con la prima stesura del PNRR affiancata dalla mega struttura consultiva, stesura poi corretta da Gualtieri su sollecitazione di parte della maggioranza con l’evidenza di Renzi, e portata a Bruxelles dove ha ricevuto i primi commenti di Gentiloni.
E’ significativo che nel nuovo governo tra i ministri “non partitici” ce ne siano tre già firmatari del piano Colao, piano che sembrava caduto nel dimenticatoio: i tre Ministri sono Colao stesso, Giovannini e Cingolani. Ovvio ritenere che il piano Colao stia tornando attuale, base di quella revisione del PNRR da effettuare entro la scadenza del 30 aprile 2021.
Molti altri sono i firmatari di quel piano, ma una firma manca: la firma di Mariana Mazzucato che pur era membro di quel gruppo chiamato a stendere il piano; la mancata firma, lo vedremo più avanti, non può che nascere, anche se mai dichiarato, dal dissenso con le linee del piano che oggi torna alla ribalta.
L’aver poi richiesto l’intervento della McKinsey (dalla cui scuola Colao proviene) rafforza il mutamento di rotta operato da Draghi per quanto riguarda il varo del PNRR, mutamento che pare tornare ai suggerimenti del piano Colao anche se lo stesso fu a suo tempo (ovvero pochi mesi fa) salutata benevolmente solo da Salvini e Renzi, salutato con sufficienza dal Pd, con distanza dai 5S, contestato da verdi e Leu.
Val la pena allora andare a rivedere il piano Colao che sembra essere alla base della definitiva redazione del PNRR. Per correttezza limiterò le mie osservazioni ai primi 20 punti tra i 102 di cui il piano è composto e che riguardano l’economia del nostro paese.
L’analisi dell’economia del nostro paese fatta dal piano Colao elenca tutte le cose che non vanno pur nell’ottica di chi non è assolutamente critico del sistema capitalistico ma, al contrario vede in quel sistema la strada che il nostro paese deve continuare a seguire. Il piano infatti non ignora che il nostro PIL pre-covid è ancora inferiore a quello del 2007, e che quindi in 14 anni non siamo stati in grado di riassorbire i guasti della più grave crisi del nuovo secolo; la produttività è aumentata in modo molto minore che negli altri paesi, ed i salari reali non sono aumentati quanto la produttività, siamo sordi all’innovazione e la dimensione delle nostre imprese è troppo piccola, e le piccole imprese fanno registrare una presenza molto più alta che negli altri paesi; stentiamo a reagire al passaggio dall’economia fordista all’economia della conoscenza; nessun nuovo prodotto o innovazione tecnologica nasce nel nostro paese dove ci limitiamo ad rincorrere i passi avanti dei paesi che investono in ricerca e sviluppo; la presenza delle imprese start-up è insignificante pur in presenza di una forte disoccupazione giovanile; la situazione demografica è preoccupante con un sensibile saldo negativo tra nati e morti, condannandoci ad un invecchiamento generale e quindi ad un rapporto sempre più alto tra pensionati ed attivi
Insomma una analisi che non chiude gli occhi di fronte ad una situazione strutturale debole, inadeguata, vecchia, con una stagnazione che si avvia sempre più evidentemente verso una depressione; una situazione sulla quale la crisi Covid si sta accanendo aggravandola pericolosamente.
L’aver ottenuto dall’Europa la quota più alta degli aiuti del NGEU non deve essere vanto per un successo politico ma va invece considerato come ammonimento perché la nostra situazione è peggiore di tutti gli altri paesi rispetto ai parametri (prospettiva di perdita di PIL e di posti di lavoro) presi a base per l’erogazione degli aiuti.
Di fronte a tale analisi consegue necessariamente che il compito che ci spetta non è quello di restaurare un sistema bolso quale quello in cui ci troviamo, ma, al contrario, serve innovare, cambiare modello, trovare un nuovo modo di produrre che riconosca i tempi in cui la competizione internazionale si svolge secondo il modello schumpeteriano non più tra singoli paesi ma tra economie con dimensione continentale.
Ecco che allora a fronte di questa diagnosi, la prognosi è nel rafforzamento del nostro sistema produttivo, nell’innovazione e robotizzazione produttiva, nel superamento del nanismo dimensionale delle nostre imprese, nel rilancio delle startup, nell’investimento nella ricerca e sviluppo, nel riconoscimento esplicito nell’economia della conoscenza, nella digitalizzazione in un ambiente che va risanato dai guasti del surriscaldamento; insomma una piccola rivoluzione che ci tolga dal pantano in cui ci stiamo dibattendo.
Questa prospettiva, che è compatibile anche con quelle a regime capitalistico, viene tuttavia affrontata dal piano Colao con uno sconcertante approccio. Esso cioè non imposta una programmazione strutturata in cui definiti gli obiettivi si deducono gli strumenti e le procedure di intervento in una sana dialettica con l’iniziativa privata che condivide, se lo crede, gli obiettivi programmatici e collabora al raggiungimento degli stessi con il suo contributo. Non c’è cioè una guida democratica che si fa carico di governare il perseguimento della nuova rotta necessaria per uscire da un gorgo senza prospettive.
Incredibilmente, dopo aver denunciato una situazione preoccupante generata da una classe dirigente incapace e inetta, ci si attenderebbe che i nocchieri che hanno gestito la rotta fino ad oggi, fossero quanto meno sospesi dal governo della nave su cui stiamo navigando e sostituiti da un nuovo sistema di navigazione più consona ai tempi e necessaria alla situazione.
In fondo anche i più incalliti liberisti dovrebbero riconoscere che l’insegnamento keynesiano di usare lo stato come rimedio alle contraddizioni del capitalismo, senza che poi lo stato prospetti futuri accentratori, ha salvato il capitalismo stesso da situazioni preoccupanti. Al contrario di ciò che uno poteva immaginare, il piano Colao trasforma la guida programmatoria, che ragionevolmente uno dovrebbe attendersi, in un atteggiamento di invito al capitale privato di intraprendere quelle strade che il capitale privato non ha saputo immaginare e di cui ancora non è convinto. Tanto che per convincerli lo Stato offre loro remunerazioni fiscali e contributive, sussidi e regali a valanga. E il capitale privato sembra essere attratto più dai benefici che convinto sul da farsi, che diventa quasi uno sforzo per avere il regalo. E’ come quando si compera l’ovetto Kinder non per la cioccolata dell’uovo ma per la sorpresa che c’è dentro.
Ecco allora:
INCENTIVI ALLA CAPITALIZZAZIONE DELLE IMPRESE
a. Rafforzare l’ACE rendendo ancora più attrattiva la proporzione tra incrementi di capitale proprio (conferiti dopo Febbraio 2020)e la deduzione dal reddito imponibile netto (anche al fine di aumentare la competitività dell’opzione di ricorrere all’equity rispetto al ricorrere al debito).
b. Stabilizzare l’agevolazione a regime.
c. Per le imprese che investono in tecnologie green, al fine di privilegiare la copertura dei relativi fabbisogni finanziari con mezzi propri, introdurre una Super-ACE rafforzando ulteriormente la percentuale di deduzione, per tenere conto del maggior rischio inerente ai cambiamenti tecnologici e dal minore ritorno degli investimenti che si associa però alla mitigazione delle diseconomie esterne sull’ambiente.
d. Per le SRL rendere più agevoli gli aumenti del capitale (ad es. consentire anche ad esse l’esclusione del diritto di opzione con il voto della maggioranza dei soci) e modificare l’art. 2483 c.c. che preclude alle SRL l’emissione di strumenti di debito (compresi quelli convertibili e convertendi) salvo che siano garantiti da un intermediario bancario, rendendo la norma scarsamente applicata.
e. Concedere crediti di imposta per i costi (legali, di consulenza, banche collocatrici ecc.) connessi ad operazioni di aumenti di capitale eseguiti da società quotate che rientrino nella definizione di «PMI» del TUF (fatturato inferiore a 300 M€; capitalizzazione inferiore a 500 M€).
AGEVOLAZIONI PER LE PERSONE FISICHE CHE INVESTONO
a.Detassazione in capo alle persone fisiche dei proventi derivanti dalla sottoscrizione di quote di fondi in un periodo definito (ad esempio 2020-2021) che investono prevalentemente in società non quotate, a condizione che la persona mantenga l’investimento per un minimo di 5 anni.
b.Introduzione di una detrazione pari al 30 per cento dell’investimento nei suddetti fondi spettante solo laddove a seguito della liquidazione dell’OICR, l’investitore realizzi una minusvalenza di importo pari o superiore al 30% dell’investimento (soggetto ad autorizzazione della Commissione UE).
c.Esclusione dall’imposta sulle successioni delle quote dei suddetti fondi.
ESTENDERE IL REGIME DI COOPERATIVE COMPLIANCE
a.Prevedere la non applicazione delle sanzioni amministrative e penali in ipotesi di contestazioni nei confronti di soggetti aderenti al regime di cooperative compliance.
b.Prevedere la medesima non applicazione delle sanzioni amministrative e penali qualora il contribuente abbia predisposto un modello di presidio del rischio fiscale (Tax Control Framework) che permetta di rilevare, misurare, gestire e controllare il rischio fiscale;
EMERSIONE CONTANTE DA REDDITI NON DICHIARATI
La regolarizzazione tramite VoluntaryDisclosure del contante e di altri valori potrebbe avvenire attraverso un duplice meccanismo:
a. Il pagamento di una imposta sostitutiva (di imposta sui redditi, addizionali, sostitutive, Irap, IVA, eventuali violazioni relative alla dichiarazione dei sostituti d’imposta, sanzioni e interessi) in misura tale da rendere attrattiva l’emersione (ad es. il 10%-15%) anche considerando che la somma emersa potrebbe essere molto superiore al reddito evaso.
b. Gli effetti premiali in ambito penale (reati tributari, riciclaggio ed autoriciclaggio) potrebbero essere legati ad uno specifico «requisito di coerenza» del contribuente.
INCENTIVARE PAGAMENTI TRACCIABILI
Introdurre misure di incentivazione all’uso del contante quali ad esempio:
−Ampliamento delle deduzioni/detrazioni dall’IRPEF per specifici pagamenti effettuati con strumenti diversi dal contante sull’esempio del Portogallo.
−Credito di imposta per gli esercenti sull’utilizzo dei pagamenti elettronici
−Accordo con il sistema bancario/pagamenti elettronici per una riduzione delle commissioni per gli esercenti
Introdurre obbligo di POS per chiunque eserciti un’attività che prevede la riscossione di pagamenti con gravi sanzioni per l’inadempimento (PA, esercizi commerciali e servizi)
INCENTIVARE L’INNOVAZIONE 4.0
Nello scenario dei prossimi anni è importante stimolare investimenti suscettibili di generare più valore aggiunto per il Paese. L’innovazione è il fattore chiave. Lo stesso Manuale di Oslo indica che le imprese innovando i processi ed i prodotti contribuiscono a migliorare il sistema economico in cui operano.
a. Ripristino integrale e potenziamento di iper-ammortamento (incremento del 150%-200% del costo di acquisto) e superammortamento (incremento del 40%-60% del costo di acquisto). Entrambe le agevolazioni devono intendersi come incremento del costo ammortizzabile e non come credito di imposta (e senza limite massimo).
b. Per consentire la programmazione di un piano organico di investimenti si dovrà prevedere un’adeguata durata pluriennale del periodo di validità degli incentivi (almeno 4/5 anni).
c. Possibilità di decidere autonomamente il periodo di iper/superammortamento (ammortamento accelerato). Applicazione dell’aliquota prevista per l’iper-ammortamento in relazione agli investimenti in software individuati nell’Allegato B alla legge istitutiva di tale regime (da integrare, ove necessario, per ricomprendere qualsiasi software/programma in ambito digitale e di A.I.) a prescindere dall’acquisto di beni materiali iperammortizzabili.
d. Incrementare sia aliquote, sia massimale di investimento agevolabile per il credito R&D (arrivando ad es. ad un limite massimo del 20% per un investimento pari a 10 M€).
e. Introduzione di forme semplificate di interpello con il MISE per risolvere problematiche applicative legate alla natura dei costi o delle attività agevolabili.
f. Incremento del beneficio del patent box (dal 50% al 70%) e ampliamento ad ulteriori beni immateriali agevolabili (ad esempio lista clienti e lista fornitori). Modifica al limite del credito per le imposte assolte all’estero di cui all’art. 165, comma 10 Tuir.
INCENTIVI ALLE STARTUP INNOVATIVE
a. Aumentare la percentuale che dà diritto alla detrazione dall’IRPEF e alla deduzione dal reddito per i soggetti IRES dal 30% al 50%, e anche elevare il massimale per gli investimenti annui effettuati o direttamente o tramite OICR (ad es. fino a 3 M€ per le persone fisiche e 6 M€ per i soggetti IRES previa autorizzazione della Commissione UE)
b. Prevedere la detassazione per le persone fisiche dei proventi (dividendi e capital gain) per gli investimenti che siano (i) effettuati in un determinato periodo di tempo (ad es. 2020-2021) e (ii) mantenuti per un periodo temporale minimo (ad es. 5 anni)
c. Detassazione ai fini IRAP e contributivi per il 2020 e il 2021
d. Possibilità di trasformare le perdite in credito di imposta cedibile a qualsiasi soggetto
COMPETENZE GESTIONALI E ASSUNZIONI SPECIALISTICHE
Incentivare la creazione di un modello di riqualificazione manageriale delle PMI sviluppando un piano di comunicazione che enfatizzi la necessità del rinnovo delle competenze manageriali.
ROVESCIARE IL MODO DI AIUTARE LE IMPRESE
Ma il cumulo enorme di agevolazioni fiscali per le imprese non rappresenta altro che un finanziamento diretto da parte dei contribuenti (in maggioranza salariati, pensionati e stipendiati) a favore di un capitale ozioso che si dimostra incapace di prospettare un’uscita dal pantano in cui si è infilato, e che lo Stato spinge a fare quello che dovrebbe essere il suo compito, con regali, bonus, sussidi, agevolazioni: basta foraggiare il capitale con i sacrifici dei contribuenti. Se un incentivo alle imprese bisogna darlo, e vista l’incapacità del capitale pare proprio necessario, che sia dato come partecipazione al capitale sociale e non come regalo al capitale.
Che sia l’investitore collettivo a decidere come e dove investire secondo un piano programmatorio e che gli investimenti abbiano tutti i diritti che spettano a chi contribuisce con capitale di rischio. Cominciamo ad attuare l’art.46 della Costituzione.
E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete.