DRAGHI: UN’ALTRA EMERGENZA È POSSIBILE. ANZI, PROBABILE

di Andrea Ermano – Direttore de L’Avvenire dei Lavoratori |

Le prime approssimazioni politico-programmatiche dell’Italia sul “dopo”.

C’era una volta, sulla portaerei americana Essex, in missione nella guerra di Corea, un giovane intercettore il quale, volando oltre le linee, fu colpito dalla contraerea. Riuscì a rientrare in territorio amico, ma causa la perdita di un alettone dovette abbandonare il velivolo tramite il seggiolino a espulsione rapida. Lui stesso avrebbe desiderato finire in mare. Invece, il paracadute lo depositò non lontano dal luogo in cui era di stanza un suo vecchio compagno.

Che subito accorse su una jeep e lo riportò alla base. Tutto è bene quel che finisce bene. Circa un anno dopo, con 78 missioni sulle spalle, quel giovane si congedò dalla marina americana. Aveva 22 anni, si iscrisse all’Università e si mise a studiare duramente. Stiamo parlando del sottotenente di vascello Neil Armstrong; la cui caduta in mare sarebbe avvenuta molti anni dopo e si sarebbe tramutata in un evento di portata planetaria. Fu l’“ammaraggio” dopo la prima passeggiata lunare, avvenuta il 21 luglio 1969, all’inizio della quale, appoggiando il piede sulla sabbia del nostro satellite naturale, l’astronauta disse: «Questo è un piccolo passo per un uomo, ma un grande balzo per l’umanità».

Ecco, prendiamo le mosse dalle “parole alate” di Armstrong per dire che noi oggi, invece, ci apprestiamo ad affrontare la più lunga maratona di sempre, una corsa destinata a durare lunghi anni. Ma che nella storia dell’umanità rappresenterà pur sempre un passo di breve durata, ancorché decisivo. Ma andiamo con ordine e partiamo dall’attualità italiana. Domanda: sarà un caso – secondo voi – se, durante questa XVIII legislatura, il Parlamento del nostro Paese, le lobbies e i loro vari giornali di riferimento si sono dovuti affidare, dapprima, a un mediatore giuridico capacissimo come Giuseppe Conte, e poi (consumatasi l’ultima esaustione mediatoria) abbiano ora dovuto assoggettarsi alle alte competenze di Mario Draghi?

Questo accade mentre i cosiddetti “intellettuali”, non meno che i cosiddetti “politici”, paiono per lo più afoni e atoni, sia pure con varie eccezioni tra cui quelle, importanti, di Gianfranco Pasquino, Luciano Canfora, Carlo Galli e anche di altri meno noti, che però confermano sostanzialmente la regola. È, invece, un fatto che nell’accadimento di questa crisi pandemica, in cui i silenzi e gli imbarazzi regnano sovrani, non manchino invece le prese di posizione da parte di filosofe e filosofi. Potremmo citare qui una grande esponente dell’umanesimo femminista americano come Martha Nussbaum o il “corsaro” Giorgio Agamben, l’ultima gadameriana DOC, Donatella Di Cesare, l’ex sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, e la lista potrebbe continuare ancora a lungo.

Questo presenzialismo filosofico può essere letto come un indicatore del disorientamento sistemico. Dopodiché, se nel nostro Paese il Dio dei “politici” e degli “intellettuali” sembra moribondo, nemmeno il socialismo italiano sta granché bene. E non alludiamo qui in primo luogo ai sofferti percorsi di un senatore della Repubblica come Riccardo Nencini (vedi sotto la sintesi dall’Avanti! online), né al non meno sofferto pessimismo di un ex senatore della Repubblica come Felice Besostri (vedi sotto la Lettera sulle eterne divisioni a sinistra). No, qui oggi noi dobbiamo chiederci proprio quale futuro abbia mai “un’idea che non muore”, ma che al momento appare viva solo nei libri di storia.

Il raggio verde di una nuova alba ecologica sembra sovrastare tutto quel che è stato l’antico e grande sogno di una fuoriuscita dalla servitù verso un’età nuova di giustizia sociale. Che cosa può sopravvivere della cultura politica socialista se davanti a noi c’è un “solo” un compito, valido per tutti: emissioni 0 entro il 2050? Senonché, nessuna rivoluzione ambientale mondiale potrà giungere a compimento se non camminando sulle gambe dei circa 8 miliardi di persone che abitano questo pianeta. E, inversamente, che altro sarebbe l’umanità se non una comunità di 8 miliardi di persone dotate ciascuna d’interessi, finalità e punti di vista propri? Sic stantibus rebus, noi dubitiamo che tutte queste persone possano essere motivate alla gigantesca impresa “emissioni 0” in cambio di nulla o delle graziose elargizioni filantropiche in cui si distinguono i grandi leader del jet set finanziario e/o imprenditoriale.

Le disuguaglianze, spesso subumane, come pure il parossistico arricchimento dei ricchi ai danni dei molti e moltissimi che condividono un vasto programma di indigenza e d’iniquità, restano perciò una Questione completamente aperta di fronte a noi. Non si potrà sciogliere il nodo ecologico senza mobilitare le masse. Nessuno riuscirà a mobilitare le masse in un progetto costruttivo senza rispondere all’esigenza di una maggiore equità quanto alla redistribuzione delle ricchezze globali e nazionali. Dunque, la Questione sociale e la Questione ambientale nella loro concretezza storica stanno entrambe con i piedi ben piantati in mezzo all’ordine del giorno della nostra epoca, come hanno ben compreso per esempio gli esponenti del nuovo socialismo democratico statunitense da Bernie Sanders ad Alexandria Ocasio-Cortez. Ogni rimozione dell’istanza di giustizia, oggi, avrà come effetto, domani, un proporzionale regresso nella questione ambientale.

E veniamo a Mario Draghi, il quale nel suo importante discorso in Senato ha detto che: «Questa situazione di emergenza senza precedenti impone di imboccare, con decisione e rapidità, una strada di unità e di impegno comune con il piano di vaccinazione. Gli scienziati in soli 12 mesi hanno fatto un miracolo: non era mai accaduto che si riuscisse a produrre un nuovo vaccino in meno di un anno. La nostra prima sfida è, ottenutene le quantità sufficienti, distribuirlo rapidamente ed efficientemente. Abbiamo bisogno di mobilitare tutte le energie su cui possiamo contare, ricorrendo alla Protezione civile, alle Forze armate, ai tanti Volontari». Si noti bene questo passaggio: nell’attuale emergenza il governo Draghi intende procedere all’integrazione operativa di tutte le energie su cui possiamo contare per la campagna dei vaccini, ricorrendo alla Protezione civile, alle Forze armate e al Volontariato. Il ragionamento, però, non può fermarsi qui, ma deve andare oltre la pandemia, perché: «Quando usciremo, e usciremo, dalla pandemia, che mondo troveremo?

Alcuni pensano che la tragedia nella quale abbiamo vissuto per più di 12 mesi sia stata simile ad una lunga interruzione di corrente. Prima o poi la luce ritorna, e tutto ricomincia come prima. La scienza, ma semplicemente il buon senso, suggeriscono che potrebbe non essere così», ha ammonito Draghi: «Il riscaldamento del pianeta ha effetti diretti sulle nostre vite e sulla nostra salute, dall’inquinamento, alla fragilità idrogeologica, all’innalzamento del livello dei mari che potrebbe rendere ampie zone di alcune città litoranee non più abitabili. Lo spazio che alcune megalopoli hanno sottratto alla natura potrebbe essere stata una delle cause della trasmissione del virus dagli animali all’uomo». Ma allora il post-Covid si prefigura come un’emergenza ulteriore, ancor più lunga e difficile! E, se ciò è vero, la mobilitazione dovrà continuare.

Per tal motivo, ben oltre le vaccinazioni anti-Covid, occorrerà mantenere e sviluppare una struttura di cooperazione integrata (tra Protezione civile, Forze armate, Volontariato, Servizio civile ecc.), nella quale i vari soggetti possano stabilmente coordinare le loro capacità di mobilitazione nei tempi medi o lunghi necessari. Mario Draghi si è chiesto se stiamo facendo per le giovani e future generazioni quanto le generazioni delle madri e dei padri costituenti fecero per noi. Questo è lo “spirito repubblicano” sotteso al discorso del Presidente del Consiglio. E si riassume in questa massima: «Prima viene il dovere della cittadinanza». Ma, se guardiamo da questo punto di vista al reddito di cittadinanza come a un reddito da lavoro civile, possiamo allora iniziare a “motivare” una mobilitazione generale che si renderà necessaria “dopo”.