LE RADICI DELL’EURSOCIALISMO MEDITERRANEO

LUISS GUIDO CALVI – LIBERA UNIVERSITA’ INTERNAZIONALE DEGLI STUDI SOCIALI

DIPARTIMENTO di Scienze Politiche

Cattedra di Teoria e storia dei movimenti e dei partiti politici

LA POLITICA ESTERA DI BETTINO CRAXI NEL MEDITERRANEO: DALLA SEGRETERIA AL GOVERNO

Tesi di: Benedetta Bassetti Matr. n. 068302

Relatore Prof. Vera Capperucci

ANNO ACCADEMICO 2012-2013

 

CAPITOLO PRIMO

Le Radici dell’Eurosocialismo Mediterraneo

1.3 Nelle sabbie dell’Ogaden

Con l’insediamento di Craxi alla segreteria la guerra fredda a sinistra era aperta. 9 Le posizioni dei due partiti sulle grandi questioni internazionali divennero quasi antitetiche. L’eurosocialismo mediterraneo, risposta all’eurocomunismo berlingueriano, divenne la bandiera sotto cui Craxi indirizzò la politica estera del Partito Socialista sin dal 1977 nel confronto con i comunisti. Il compromesso storico e il suo percorso spinsero ancora di più il PSI a una revisione delle posizioni di fronte ai grandi temi della politica internazionale. L’osmosi fra ideologia e schieramento internazionale era immediata nel confronto tra le due anime della sinistra.10 A poche settimane dalla tragica scomparsa di Aldo Moro, che segnò l’inizio della fine del compromesso storico, Berlinguer dalle pagine di Repubblica, rivendicò la “ricca lezione di Lenin”.

In risposta Craxi dalle pagine dell’Espresso replicò con un saggio su Proudhon, che lì consentì di affermare che “leninismo e pluralismo sono due termini antitetici, se prevale il primo muore il secondo”, rivendicando apertamente l’occidente come costruzione politica e culturale, contrapposta dunque ai riferimenti del PCI ancora ancorati all’esperienza sovietica. Era lanciato il guanto della sfida, una sfida dai forti confronti dialettici fra i due partiti, di fronte ai grandi temi di politica internazionale. Per i socialisti fu decisivo il rilancio della NATO e con esso i valori dell’occidente, primo fra tutti la libertà.11 E della nuova guerra fredda il confronto fra i due partiti condivise anche uno dei luoghi topici, il corno d’Africa. Le sabbie dell’Ogaden che seppellirono la distensione fra i blocchi furono teatro anche di quella guerra fredda minore che oppose i due partiti della sinistra italiana. Dopo che Siad Barre, presidente della Somalia, era emerso quale personalità dominante nei confusi assetti politici seguiti ai rovesciamenti militari del 1969-70, Aldo Moro da Ministro e Presidente del Consiglio attuò un paziente avvicinamento al presidente somalo, fautore delle nazionalizzazioni che avevano colpito gli interessi e gli investimenti italiani nel paese africano. Mentre era in atto questo riavvicinamento, Siad Barre, strinse progressivamente rapporti politici, commerciali e di cooperazione militare con Mosca.

Parallelamente il PCI cominciò a sviluppare rapporti sempre più stretti con la Somalia filo-sovietica. La presenza del Partito Comunista Italiano venne messa in crisi quando la rivoluzione spostò l’ex regno del Negus in ambito sovietico. Siad Barre cambiò alleato invadendo l’antico rivale. Sulla crisi della presenza del PCI in Somalia si costruì la cooperazione con il PSI che identificò Siad Barre come interlocutore privilegiato e quando Craxi divenne presidente del Consiglio poté annoverare i rapporti con Siad Biarre come tassello meridionale dell’eurosocialismo mediterraneo. 12

1.4 La prova dei Missili

Il confronto tra le due anime della sinistra italiana visse un ulteriore esacerbarsi con l’invasione sovietica dell’Afghanistan del Dicembre 1979. L’elaborazione teorica politica del PSI si spinse a qualificare l’intervento sovietico come atto imperialista da potenza neostaliniana. Mentre il PCI continuava a gravitare strettamente nell’orbita sovietica.13 Ma su un punto la politica estera dei due partiti avrebbe trovato una convergenza. Con la segreteria Craxi il mondo arabo e in particolare la causa palestinese assunsero un ruolo centrale nella politica mediterranea del partito. L’Internazionale Socialista era il luogo in cui Craxi confidava di riportare le tensioni del levante mediterraneo, perché lì s’incontravano i socialisti libanesi e i laburisti israeliani, ma furono proprio questi ultimi, ad avere nel corso degli anni 80 i maggiori contrasti con il PSI quando Craxi iniziò ad accreditare la direzione dell’OLP di Yasser Arafat come interlocutrice pronta a percorrere la strada della trattativa.14

Prima che ciò accadesse, era già chiaro quanto sul sostegno ad Arafat convergessero le direzioni dei due partiti della sinistra italiana. Il sostegno alla causa palestinese fu un aspetto importante nell’avvicinamento della diplomazia dei due partiti ma secondario rispetto all’aspetto centrale della guerra fredda, ovverosia il problema degli armamenti nucleari. Nella crisi del processo sul disarmo si collocava la decisione sovietica di installare dei nuovi vettori missilistici a raggio intermedio gli SS-20, decisione che decorreva dal 1976. I governi dell’Europa atlantica si erano presentati divisi e incerti di fronte all’appello di Helmut Schmidt lanciato durante la conferenza londinese del 1977.

Secondo Schmidt dopo lo schieramento sovietico degli SS-20 occorreva che da par suo, l’alleanza atlantica e i suoi membri europei, ristabilissero una deterrenza credibile a difesa dell’Europa senza lasciar cadere le trattative sulla limitazione degli armamenti. Durante un vertice tenutosi nell’isola della Guadalupa, i governi di Francia, Stati Uniti, Regno Unito e Repubblica Federale Tedesca convennero nel chiedere agli organi dell’alleanza di valutare lo schieramento dei vettori missilistici, i cosiddetti euromissili, adeguati a rispondere agli SS-20. Gli euromissili non sarebbero stati schierati se l’Unione Sovietica avesse ritirato i loro. 15

Già alla fine del 1978 la Germania Federale aveva espresso la decisione di accogliere sul proprio territorio gli euromissili solo se un altro stato dell’Europa continentale avesse fatto altrettanto. La clausola della “non singolarità” era il compromesso trovato da Schmidt verso il suo partito, che era timoroso di affrontare l’opposizione dell’opinione pubblica in vista delle elezioni dell’anno successivo. La segreteria craxiana raccolse l’appello di Schmidt nel vivo della competizione elettorale.16 Le posizioni atlantiste di Craxi e Lagorio non erano maggioritarie nel partito, ma riuscirono a prevalere con la conta che Craxi pose nella direzione del partito socialista italiano. Tramontavano cosi definitivamente ipotesi classiste e neutraliste che avevano trovato luogo nel PSI nella stagione precedente.

Il nuovo governo presieduto da Francesco Cossiga ottenne dalla Camera, con il voto socialista, l’approvazione all’installazione degli euromissili e poté presentarsi al Consiglio Nordatlantico (massimo organo dell’alleanza) il 12 dicembre 1979 annunciando la disponibilità italiana. Nel contempo il PCI di Berlinguer, spinto dalle proteste di piazza (imponenti manifestazioni, si scopri, poi finanziate dall’Unione Sovietica) abbracciò la causa dell’opposizione agli euromissili. Quest’avvenimento segnò il passaggio del Partito Socialista Italiano dalla collocazione atlantica all’atlantismo vero e proprio; premessa alla base del riconoscimento da parte degli Stati Uniti del ruolo che il Partito Socialista Italiano si accingeva a ricoprire sullo scenario italiano. Il comune interesse della destra reaganiana e del PSI craxiano era stato la denuncia di una spinta espansionistica sovietica a cui era necessario che l’occidente facesse fronte comune.

Tale consonanza durò sino all’insediamento di Craxi alla Presidenza del Consiglio che cominciò una politica di dialogo con l’Unione Sovietica, anche se altalenante, considerata la tetra ingessatura della dirigenza del Cremlino. Ciò che invece non cambiò nella politica di Craxi, fu la posizione tenuta verso i paesi rivieraschi, vera linfa della stagione dell’eurosocialismo mediterraneo. Posizione per la quale Craxi non ebbe timore di affrontare gli alleati. Perciò senza comprendere la lunga elaborazione dell’eurosocialismo mediterraneo, la stagione diplomatica degli anni 80 di Craxi non potrebbe essere apprezzata, nei, suoi fondamentali risvolti mediterranei. 17

 

Note:

9. S.Colarizi e M.Gervasoni, La cruna dell’ago: Craxi, il partito socialista e la crisi della Repubblica, Laterza, Bari, 2005.

10. E. Di Nolfo, La guerra fredda e l’Italia (1941-1989), Polistampa, Firenze, 2010.

11. E.Di Nolfo e M.Gerlini (a cura di) , Il Mediterraneo attuale tra storia e politica , Marsilio, Venezia, 2012.

12. L.Lagorio, Ricordi del corno d’Africo e dintorni nella fase finale della guerra fredda, in “Studi Piacentini”, n°27, Piacenza, 2001.

13. G.Acquaviva, M.Gervasoni (a cura di), Socialisti e Comunisti negli anni di Craxi, Marsilio, Venezia, 2011.

14. E.Di Nolfo, La politica estera italiana negli anni ottanta, Marsilio, Venezia, 2007.

15. Racconta Craxi: <<Ero a Mosca e una sera stavo a tavola con mia moglie e i miei figli. Ero Presidente del Consiglio ed era aperta la questione degli euromissili che avevo deciso di installare in Italia…Arrivò in casa in questa villa di Mosca, arrivò Gromyko, il quale si sedette a tavola, c’era l’interprete e cominciò a parlarmi dandomi del tu, come se fosse una specie di mio nonno… Il nonno e c’erano i bambini… e cercò di convincermi a non mettere gli euromissili : “Ma tu perché vuoi fare questa cosa? Fai aggravare tutta la situazione”, e io mi ricordo che gli risposi “Senti, togli i tuoi che io non metto i miei…togliete voi i missili che avete puntato sull’Europa e noi rinunceremo ad installare gli euromissili.”>> Documentario La mia vita è stata una corsa, Regia di Paolo Pizzolante, Minerva Pictures Group, Fondazione Bettino Craxi, 2008.

16. L.Nuti, La sfida nucleare. La politica estera italiana e le armi atomiche 1945-1991, Il Mulino, Bologna, 2007.

17. E.Di Nolfo e M.Gerlini (a cura di) , Il Mediterraneo attuale tra storia e politica , Marsilio, Venezia, 2012.