LE RADICI DELL’EUROSOCIALISMO MEDITERRANEO

LUISS GUIDO CALVI – LIBERA UNIVERSITA’ INTERNAZIONALE DEGLI STUDI SOCIALI

DIPARTIMENTO di Scienze Politiche

Cattedra di Teoria e storia dei movimenti e dei partiti politici

LA POLITICA ESTERA DI BETTINO CRAXI NEL MEDITERRANEO: DALLA SEGRETERIA AL GOVERNO

Tesi di: Benedetta Bassetti Matr. n. 068302

Relatore Prof. Vera Capperucci

ANNO ACCADEMICO 2012-2013

 

CAPITOLO PRIMO

Le Radici dell’Eurosocialismo Mediterraneo

Durante tutto il corso della prima repubblica, quando i partiti costituivano il cuore della vita politica italiana, la loro politica estera era un elemento essenziale del dibattito democratico. Ancor più essi concorrevano alla formulazione della politica estera nazionale e al mantenimento dei rapporti internazionali. Il mediterraneo è stato storicamente ambito di scambio e campo di battaglia. Si perdonerà l’ovvietà della considerazione del ruolo dell’Italia quale ponte tra la sponda meridionale e la sponda settentrionale del mediterraneo, ruolo strategico che peraltro l’Italia potrebbe mantenere anche ai nostri giorni. La geografia del potere mediterraneo era un paradigma obbligato nella politica italiana e altresì la politica mediterranea della Repubblica Italiana, s’intersecava con i rapporti italo – statunitensi, che a loro volta erano l’ambito in cui si definivano gli accordi volti a stabilire e gestire le basi statunitensi sul territorio italiano.

1.1 Il mediterraneo in armi

La presenza politica e militare dell’alleanza atlantica nel mediterraneo è il punto di partenza per affrontare il discorso politico relativo all’eurosocialismo mediterraneo. L’anello di congiunzione era la guerra fredda, la cosiddetta seconda guerra fredda, che segnò una sensibile evoluzione politica dell’alleanza atlantica nel mediterraneo e al contempo lo sviluppo dei risvolti mediterranei dell’eurosocialismo. Sul sistema delle basi si reggeva il dominio statunitense nel mediterraneo a fronteggiare una timida presenza della marina militare di Mosca che durante la guerra arabo-israeliana schierò e incremento la flotta della 5° Eskadra nel Mediterraneo, subito ridimensionata dopo la guerra israeliana del 1973.

Tuttavia la presenza bolscevica nel mediterraneo non si dissolse e benché espulsa dai porti egiziani il naviglio sovietico non smise di cercare nuovi scali, oltre i porti siriani, in cui attraccare. Cercarono un abboccamento con i maltesi quando nel 1979 Don Mintoff non rinnovò l’affitto dei porti alla NATO che lasciò l’isola. Il tentativo naufragò così i sovietici tentarono direttamente con il volubile Muammar Gheddafi, che avviò un balletto diplomatico sino a quando Gorbaciov decise di accantonare il capitolo mediterraneo dovendo affrontare i più seri problemi che gli poneva in patria la perestrojka. Non di meno il tentativo di Mosca di gettare le basi per una sua presenza nel mediterraneo era un’opzione strategica tenuta ben in mente dagli alleati atlantici perché avrebbe costituito comunque una minaccia per la 6° flotta, era perciò un assillo per tutti gli alleati NATO e in particolare per quelli rivieraschi. La capacità di arginare la marina sovietica, attraverso il dominio militare statunitense nel mediterraneo era un cardine dell’assetto che gli Stati Uniti determinarono in quel mare. Nel corso degli anni, l’utilità del sistema di basi si manifestò maggiormente durante le operazioni militari condotte nelle sponde orientali e meridionali come lo sbarco dei marines a Beirut del 1958, oppure garantendo l’appoggio navale al ponte aereo per Israele nel 1973, piuttosto che nella risposta a un’aggressione del Patto di Varsavia agli stati membri dell’alleanza. 4

1.2 Guerra fredda a sinistra

In Italia la recrudescenza della guerra fredda trovò su fronti opposti comunisti e socialisti. Mentre Enrico Berlinguer, segretario del PCI, intendeva l’appartenenza del suo partito a un sistema di partiti satelliti facenti riferimento all’Impero Sovietico come una via per realizzare gli ideali comunisti, per Bettino Craxi, segretario del PSI, l’appartenenza allo schieramento atlantico era un’affermazione dell’identità dei socialisti italiani. L’elaborazione della politica estera del PSI durante la segreteria di Craxi era strettamente legata alla polemica con l’eurocomunismo e alla condanna della politica sovietica. I partiti europei affiliati all’Internazionale Socialista affidavano la loro identità politica, l’eurosocialismo, al rilancio del processo d’integrazione europea. Il contributo che il Partito Socialista Italiano dette all’eurosocialismo fu l’aggettivo “mediterraneo”, voluto dallo stesso Craxi all’indomani della sua elezione a segretario avvenuta nel luglio 1976.

Lo fece partendo da una profonda convinzione che ebbe modo di esternare durante un discorso alla Brown University in occasione del conferimento della laura honoris causa, la convinzione che “intimamente e profondamente europea, legata alle istituzioni, alle prospettive, al ruolo dell’Europa, convinta della necessità di fare evolvere il processo di costruzione e di allargamento dell’Europa, superando crisi contraddizioni, tentazioni egoistiche ed eccessi di nazionalismo, l’Italia, immersa nel mediterraneo, sente profondamente l’impulso naturale che la spinge a collegarsi con i popoli e i paesi della regione mediterranea. Una vocazione antica, talvolta degenerata nelle vicissitudini della storia, che tuttavia si presenta nella sua attualità indicando prospettive di avvenire, all’insegna della pace, del rispetto dell’indipendenza e dei diritti dei popoli, del ruolo che l’Italia può svolgere in ogni campo della cooperazione economica, tecnica, culturale.

Una cornice di Paesi in via di sviluppo, impegnati in forma diversa e sotto regimi diversi a entrare in uno stadio più avanzato della propria vita economica, civile e sociale, già guarda e sempre più potrà guardare all’Italia per le possibilità che essa offre e sempre più dovrà poter offrire come a un interlocutore e a un partner essenziale per la costruzione pacifica di un avvenire progredito. Allo sviluppo di relazioni sempre più strette e impegnative nella regione mediterranea bisogna attendere con visione lungimirante e con crescente intensità.”5

Sino alla completa affermazione di Craxi alla guida del partito, raggiunta dopo aspri scontri, il PSI non godeva di un credito europeista, atlantista e profondamente anticomunista come invece le altre anime della socialdemocrazia europea.6 Nel giro di pochi anni il PSI si afferma come uno dei più fermi oppositori da sinistra dell’eurocomunismo quale strategia perseguita dai comunisti italiani. Ad affiancare la profonda revisione ideologica avviata dalla nuova segreteria di Craxi, si distinse in quegli anni la rivista “Mondo Operaio” e il circolo d’intellettuali che l’animò da Luciano Pellicani a Federico Coen. 7Il progetto eurocomunista era indissolubilmente legato alla figura di Enrico Berlinguer, alla ricerca di una terza via fra socialdemocrazia e partiti comunisti che non fosse riconducibile al modello sovietico. Per fare ciò sarebbe stato necessario denotare chiaramente l’autonomia del PCI da Mosca e contestualmente espungere la richiesta di uscita dalla NATO dal programma comunista. Tentativo che Berlinguer fece ma senza mai giungere a un reale strappo con Mosca mantenendo le critiche verso la politica sovietica al di sotto di un presunto livello di guardia. Allontanati, solo un po’ da Mosca senza avvicinarsi a Washington, i comunisti italiani non ritenevano la socialdemocrazia un’opzione praticabile, a maggior ragione quando nel PSI emerse vittoriosa la corrente autonomista che intendeva smarcarsi dal Compromesso Storico. 8

 

Note:

4. E.Di Nolfo e M.Gerlini (a cura di), Il Mediterraneo attuale tra storia e politica , Marsilio, Venezia, 2012.

5. B. Craxi, Discorso alla Brown University in occasione del conferimento della Laurea Honoris Causa, Providence (USA), 19 Ottobre 1983.

6. A. Spiri (a cura di), Bettino Craxi, il socialismo europeo e il sistema internazionale, Venezia, Marsilio, 2006.

7. G.Acquavia, M.Gervasoni (a cura di), Socialisti e Comunisti negli anni di Craxi, Venezia, Marsilio, 2011.

8. Di Nolfo e M.Gerlini (a cura di) , Il Mediterraneo attuale tra storia e politica , Marsilio, Venezia, 2012.