MES E GSRM I DUE MECCANISMI EUROPEI

 

di Renato Costanzo Gatti Socialismo XXI Lazio |

 

Premessa

Scrive Keynes: “Un paese che si trovi in posizione di creditore netto rispetto al resto del mondo, dovrebbe assumersi l’obbligo di disfarsi di questo credito, e non dovrebbe permettere che esso eserciti nel frattempo una pressione contrattiva sull’economia mondiale e, di rimando, sull’economia dello stesso paese creditore. Questi sono i grandi benefici che esso riceverebbe, insieme a tutti gli altri, da un sistema di clearing multilaterale. (…) Non si tratta di uno schema umanitario, filantropico e crocerossino, attraverso il quale i paesi ricchi vengono in soccorso ai poveri. Si tratta, piuttosto, di un meccanismo economico altamente necessario, che è utile al creditore tanto quanto al debitore”.

Il mercantilismo tedesco

Quando un paese fa riscontrare costantemente un avanzo commerciale, specularmente, dall’altra parte c’è uno o più paesi che si trovano in una situazione di cronico passivo commerciale. Ne consegue che prima o poi i paesi debitori non ce la fanno più a pagare i loro debiti e il paese creditore si trova davanti a insolvenze gigantesche. E a trovarsi in difficoltà saranno principalmente le banche che avessero dato prestiti agli importatori, come successe con i prestiti concessi dalle banche tedesche a favore della Grecia affinchè questo paese importasse beni dalla Germania. Il salvataggio dello stato greco passò attraverso un prestito, cui partecipò anche l’Italia, che servì alla Grecia a ripagare le banche tedesche.

Il MES

Ha il gran pregio di non coinvolgere più lo stato nelle crisi bancarie. Il senatore Monti nel summit del giugno 2012 evidenziò esplicitamente la questione: “Era assurdo, sosteneva Monti, aspettarsi che paesi sotto stress finanziario come l’Italia si facessero prestare denaro a nome di banche insolventi e pretendere che quelle stesse banche finanziassero lo stato per mezzo di prestiti contratti con la Banca centrale europea. Le cose dovevano cambiare. In particolare Monti chiedeva che le banche che avessero ulteriore bisogno di iniezioni di capitale potessero farsi prestare i soldi direttamente dal fondo per il salvataggio europeo, il MES” (Yanis Varoufakis I deboli sono destinati a soffrire pag. 365).

Il meccanismo MES serve quindi a fornire un salvataggio alle banche insolventi senza che ciò abbia ripercussioni sui debiti sovrani degli stati. Il MES si presenta quindi come un meccanismo che viene in soccorso dopo che il guaio è combinato, e ciò è una cosa buona. Ma il Mes non interviene, anche perché non è suo compito, sulle cause che scatenano il guaio, non va cioè all’origine di alcune delle cause che generano insolvenza e default delle banche. E’ qui che lo scritto di Keynes che ho riportato in apertura ci indica una strada per affrontare alla fonte il problema.

IL GSRM

La moneta unica ha fornito alla Germania “l’esorbitante privilegio” di vietare ai paesi concorrenti di perseguire il bilanciamento della competitività attraverso la svalutazione della moneta locale. Se l’Italia ha mantenuto un simile bilanciamento negli anni pre-euro, lo ha fatto svalutando in qualche decennio la lira rispetto al marco di ben il 665%. Non difendo gli allineamenti dei cambi o peggio le svalutazioni competitive, soluzione che mi pare sia invece caldeggiata dalle proposte economiche della Lega, privilegio al contrario l’allineamento delle produttività.

Sono nel contempo convinto che a quell’esorbitante privilegio siano contrapposte politiche comunitarie che razionalizzino questa galattica asimmetria. Ecco che penso allora ad un altro meccanismo: il General Surplus Recycling Mechanism (GSRM) tende a dare una soluzione razionale alle asimmetrie tra i paesi dell’unione affrontando appunto il problema dei surplus commerciali. Si tratterebbe di una soluzione simile a quella proposta da Keynes con il “BANCOR”, ma non voglio qui entrare in questioni ostiche e argomenti tecnici, voglio solo segnalare che affrontare questa prospettiva è razionalmente necessario.

Invece di affrontare il tema centrale di un piano europeo finalizzato a far convergere i fondamentali dei paesi dell’unione, con una programmazione tipo quella proposta, e rimasta inattuata, da Juncker, per arrivare ad una vera federazione, le politiche europee, ancora oggi, stanno disegnando un percorso diverso; al costo di aggravare la crisi hanno creato una serie di abborracciati simulacri di istituzioni federali, sempre avendo cura che apparissero federali quando sono sostanzialmente tutt’altro.

Per esempio, del superamento del limite del 6% nelle bilance commerciali non si parla mai, ma questo fatto ci dimostra più cose:

a) che il problemadelle asimmetrie tra paesi era stato individuato,

b) che il limite del 6% non è rispettato nel silenzio di chi dovrebbe farlo osservare,

c) che il limite del 6% è la palese dimostrazione di non voler affrontare significativamente la realtà del problema 

d) che l’egemonia dominante nelle politiche europee ci vede emarginati nella soluzione dei problemi.

Personalmente ritengo che ampliare lo statuto della BCE per farla divenire banca di ultima istanza, con  la capacità enorme che ha di stanziamento fondi, inserendo al suo interno un meccanismo simile al MES, sarebbe la via auspicabile. Percorribile da un’altra Europa, ma ciò dipende da noi elettori europei.