GIOVANNI PAOLO I IL FIGLIO DEL SOCIALISTA

Semplice come le sue origini

Era caduta la barriera intellettuale che separava Paolo VI dai fedeli, la cortina dell’angoscia esistenziale e della raffinatezza culturale. Passavano in quelle udienze. Pinocchio e Verne, Carducci e Trilussa, chierichetti maltesi e bambini Daniele. Sul versante opposto gli intellettuali alla ricerca di certezze e in fuga verso il mondo uterino della sicurezza: vedevano in Giovanni Paolo I una premessa ed una promessa di Grandezza, con la G maiuscola.

Tracciare una biografia di Giovanni Paolo I, anche se doveroso, in questo momento appare quasi irriverente tanto sono freschi nel ricordo di tutti i fiumi di parole che sono state scritte e dette sulla sua vita solo un mese fa. Tuttavia ripeterci ci sembra non solo utile ma anche necessario per meglio sottolineare la figura di quello che potremmo definire il «papa delle due continuità»: quella che ha legato — sia pur brevemente — il suo magistero a quello dei suoi due predecessori e la continuità coerente della sua opera pastorale, che avrebbe dovuto saldare in un solo contesto le umili origini di Albino Luciani la sua vita di parroco e le responsabilità di capo della chiesa cattolica. Ripercorriamo ora brevemente le tappe salienti della sua vita fino al 26 agosto di quest’anno, giorno della sua elezione al soglio pontificio, proprio per individuare, nel corso dei suoi anni trascorsi, le linee di comportamento dei suoi pochi giorni di pontificato.

Papa Giovanni Paolo I era nato a Forno di Canale. in provincia di Belluno il 17 ottobre 1912, suo padre, socialista, dopo essere stato per numerosi anni emigrante in Svizzera, aveva trovato lavoro come artigiano del vetro a Murano. Il giovane Luciani, entrato nel seminario vi compì i primi studi: passò poi al seminario di Belluno dove segui i corsi di filosofia e teologia. Ordinato sacerdote il 7 luglio del 1935 si trasferì a Roma per frequentare i corsi della pontificia università gregoriana e si laureò in teologia discutendo una tesi su Rosmini.

Il primo incarico pastorale Luciani lo ebbe proprio nel suo paese natale, a Forno di Canale dove fu assegnato come coadiutore del parroco, Passato alla parrocchia di Agordo, sempre in provincia di Belluno. Luciani si dedicò anche all’insegnamento presso il locale Istituto tecnico minerario. Per dieci anni dal 1937 al 1947 fu vice-direttore e professore di teologia dogmatica, morale, diritto canonico ed arte sacra, nel Seminario di Belluno. Nel 1948 fu nominato provicario generale delta diocesi e responsabile dell’ufficio catechistico diocesano. Passati quattro anni venne nominato vescovo di quattro Veneto. In questa diocesi rimase undici anni dimostrando particolari doti pastorali.

Nel 1969 fu promosso a Venezia e Papa Paolo VI lo creò cardinale nel concistoro del 5 marzo, 1973. In veste di Patriarca di Venezia accolse il papa nel suo viaggio in occasione del Congresso Eucaristico Italiano tenutosi a Udine nel 1972. Nella sua attività, pastorale nella diocesi veneta Luciani svolse una missione di pari intensità sul piano spirituale, caritativo e culturale. Si preoccupò della riorganizzazione del clero e delle associazioni cattoliche e diede impulso alla diffusione della «buona» stampa. Raccomandò ai sacerdoti l’uso di un linguaggio semplice ed appropriato all’evangelizzazione e sempre in armonia con gli insegnamenti della chiesa. La chiarezza d’espressione, dote innata, era venuta in soccorso già anni addietro quando il giovane Don Albino si era trovato ad illustrare il vangelo nel paese natio, alla sua semplice gente. Il Papa ha poi raccontato queste sue esperienze in un libretto «Catechesi in briciole» giunto ormai alla V edizione.

Avanti!  30 settembre 1978

 

La Questione delle finanze vaticane

Negli anni ’70 Luciani Patriarca di Venezia è entrato in conflitto con Paul Marcinkus il direttore dello IOR la banca vaticana per alcune operazioni finanziarie poco chiare. Così quando nel 1978 diventa papa, in molti si aspettano che metta mano ad una profonda riforma delle finanze vaticane. Il 6 settembre la rivista “Il Mondo” indirizza una lettera aperta al pontefice e si domanda: E’ giusto che il Vaticano operi sui mercati come un agente speculatore? E’ giusto che abbia una banca che aiuta gli italiani ad evadere il fisco?

La risposta del papa non si fa attendere.

La proprietà privata per nessuno è un diritto inalienabile ed assoluto. Nessuno ha la prerogativa di poter usare esclusivamente dei beni in suo vantaggio oltre il bisogno, quando ci sono quelli che muoiono per non aver niente. [Albino Luciani]