SCUOLA, UNIVERSITA’ E RICERCA

TRATTO DAL PROGRAMMA MINIMO DI SOCIALISMO XXI – RIMINI 2019

La scuola è, ancora una volta, l’avamposto anticipatore del cambiamento e al tempo stesso garante dei valori di solidarietà, accoglienza e crescita culturale. Per questa ragione, un paese civile si valuta da quanto investe nelle risorse culturali e formative dei cittadini. Le risorse economiche destinate alla scuola dovrebbero essere una parte consistente del bilancio dello Stato e certamente non possono essere delegate agli apparati regionali, aprendo la strada a ulteriori dislivelli nelle diverse zone del Paese.

Il processo di regionalizzazione del sistema scolastico, già di fatto avviato con la richiesta formale presentata dalla regione Veneto e supportata dall’art. 117 della Costituzione (dopo la Riforma del 2001) rischia di inasprire le disuguaglianze declinando la qualità dell’istruzione secondo criteri economici e territoriali.

La formazione continua, necessaria ai diversi ruoli, va garantita a tutti gli operatori del sistema scolastico, affinché possano, attraverso un sistema di aggiornamento “reale” delle competenze relazionarsi con i giovani, con le innovazioni tecnologiche e didattiche, limitando le pressioni e il disagio che attualmente pesano tanto sui docenti quanto su studenti e famiglie.

Numerosi studi sullo Stress Lavoro Correlato e sul fenomeno del burn-out pongono l’attenzione sulla necessità di alleggerire la pressione psicosociale che grava sugli operatori della scuola e che produce effetti negativi non solo sulla salute, ma anche sulla performance e sui risultati.

È necessario mettere mano a nuovi modelli di reclutamento del personale della scuola creando un meccanismo di osmosi che consenta il passaggio dalla scuola ad altri settori della Pubblica Amministrazione.

La scuola non può e non deve essere un monolite impenetrabile.

Quella della scuola è una autonomia funzionale di educazione, formazione e istruzione in relazione alle esigenze dei cittadini. Essa si esprime attraverso la capacità di progettare e realizzare interventi educativi sempre più efficaci al raggiungimento del successo formativo, ma soprattutto dello sviluppo e della crescita della persona umana, di cittadini consapevoli e partecipi.

L’apertura al territorio, non solo formale, ma reale attuata attraverso attività realizzate negli edifici scolastici al di fuori dell’orario di lezioni, romperebbe definitivamente le barriere che separano il mondo reale da quello teorico.

In questa ottica, la necessaria ristrutturazione degli edifici, finora effettuata in regime di urgenza, dovrebbe tener conto anche delle esigenze del territorio, dei quartieri e delle comunità che nella scuola troverebbero un punto di riferimento culturale e formativo irrinunciabile.

Regionalizzazione

Uno Stato che deve in maniera equanime investire risorse economiche in tutto il territorio nazionale, evitando regionalismi che aumenterebbero dislivelli culturali nelle diverse zone del Paese.

Purtroppo la richiesta formale di alcune regioni del Nord e supportata dall’art. 117 della Costituzione (dopo la riforma del 2001) di regionalizzazione del sistema scolastico può inasprire le disuguaglianze già esistenti.

Formazione del personale

La formazione continua, necessaria ai diversi ruoli, va garantita a tutti gli operatori del sistema scolastico per fronteggiare le innovazioni tecnologiche e didattiche.

Numerosi studi sullo stress Lavoro Correlato e sul fenomeno del burn-out pongono l’attenzione di alleggerire la pressione psicosociale che grava sugli operatori della scuola e che hanno effetti negativi sia sulla salute, sia sulla performance e i risultati.

E’ necessario mettere mano a nuovi modelli di reclutamento del personale della scuola in relazione ad una preparazione più specifica.

Tirocinio

Ente di formazione pubblico per tutti gli operatori della pubblica Amministrazione (turn-over)

Apertura al territorio

L’apertura al territorio delle istituzioni scolastiche a vario livello con attività mirate, al di fuori dell’orario scolastico, romperebbe con maggior efficacia, le barriere che ancora separano il mondo teorico da quello reale.

Ristrutturazione e adeguamento degli edifici

La necessaria ristrutturazione degli edifici, finora effettuata in regime di urgenza, dovrebbe tener conto anche delle varie esigenze del territorio e dei quartieri per trasformare la scuola in reale punto di riferimento culturale e di crescita della persona. 

Sintesi degli obiettivi

• Unitarietà del sistema scolastico nazionale

• Favorire lo sviluppo di competenze amministrative e relazionali

• Pianificazione e reclutamento degli organici

Osservazioni aggiuntive

La questione del finanziamento alle scuole private o paritarie ancora versa in un equivoco ormai pluridecennale. Un chiarimento è necessario. L’articolo 33 della costituzione afferma che “Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione” precisa tuttavia, che ciò deve avvenire “senza oneri per lo Stato”. Molte e variegate sono state le interpretazioni del comma dell’art.33.

Si è sostenuto con una lettura capziosamente letterale del testo che “senza oneri per lo Stato “si riferisse solo all’istituzione e non già al funzionamento delle scuole.

Invece dopo la riforma del titolo V, con la quale si precisava che ”la Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato” gli arrampicatori sugli specchi hanno argomentato che i finanziamenti pubblici non potevano essere erogati direttamente dallo Stato centrale, ma Regioni ed Enti locali rimanevano liberi – in quanto articolazioni della Repubblica- di provvedere in merito con autonome decisioni.

Non è difficile cogliere la forzatura di simili interpretazioni.

Il governo gialloverde, bisogna ammetterlo, attraverso un suo autorevole rappresentante, ha dichiarato che in assenza della modifica – da loro proposta – del suddetto articolo 33, tutti i finanziamenti pubblici finora erogati agli istituti privati sono stati palesemente incostituzionali.

Svariati sono gli argomenti portati a favore delle scuole paritarie. Incominciando dal diffuso pregiudizio a favore del privato – in ogni campo – dalle industrie automobilistiche, alla sanità o all’erogazione dell’acqua per finire appunto alla scuola. Riguardo alla scuola si può provare a smontarlo adottando la logica privatistica e il metro del mercato. In effetti, per quanto riguarda gli stipendi dei docenti pubblici, pur non essendo adeguati, sono più consistenti di quelli dei colleghi privati e questi ultimi, appena ne abbiano la capacità di superare prove selettive, si trasferiscono nella scuola pubblica.  Di recente si sta parlando anche di costi standard. Si potrebbe individuare per ogni allievo, in base a inevitabili variabili, la spesa annuale necessaria per sostenere la sua formazione. Lo Stato la potrebbe così derogare alle scuola pubblica o privata scelta dalla famiglia. In questo modo si rispetterebbe “la libera scelta educativa” delle famiglie secondo le convinzioni etiche o religiose.

La questione, però, veramente dirimente è un’altra: la libera scelta educativa delle famiglie è veramente un valore o rischia di mettere in discussione l’unica vera libertà, che è quella degli individui?

Quando si discute di libertà con riferimento all’istruzione, essa si declina secondo l’alternativa già suggerita da Gaetano Salvemini e poi da Norberto Bobbio, fra libertà della scuola e libertà nella scuola. Quella che deve essere garantita e che può vantare un diritto ad essere alimentata e favorita con fondi pubblici, è senz’altro la seconda.

La libertà nella scuola è ovviamente d’insegnamento dei singoli docenti, ma essa è funzionale alla libertà dei discenti che devono confrontarsi con prospettive culturali plurali che solo la scuola laica e statale può garantire.

Quanto alla libertà della scuola, cioè alla possibilità per “Enti e privati di istituire scuole ed istituti di educazione” è esattamente quello che già garantisce in modo chiarissimo il già ricordato articolo 33, ma “senza oneri per lo Stato” e su questo punto non sentiamo proprio il bisogno di alcuna revisione costituzionale.