TRATTO DAL PROGRAMMA MINIMO DI SOCIALISMO XXI – RIMINI 2019

Tutela del territorio

I problemi che sono connessi all’uso ed alla difesa del suolo sono stati complicati in questi ultimi anni dai cambiamenti climatici sempre più repentini ed estremi, è indispensabile che siano rispettati tutti gli accordi internazionali liberamente assunti dagli Stati, tesi a contenere e contrastare le conseguenti dinamiche negative.

Alcune grandi potenze mondiali eludono o minacciano di eludere gli impegni assunti nella difesa del clima e dell’ambiente con i Trattati internazionali approvati, ad iniziare da quello di Parigi.

Si sollecita il Governo ad operare, in cooperazione con le diplomazie degli Stati Europei, perché gli Stati Uniti, la Cina e l’India ritrovino un accordo fondamentale per la salvaguardia del pianeta.

Così come la soluzione internazionale è certamente la base sulla quale costruire la necessaria cooperazione per sostanziare la ricerca scientifica e l’impegno operativo mondiale, è altrettanto opportuno che all’interno dei singoli paesi si attuino rigorose politiche per la manutenzione del territorio che non possono attendere tempi lunghi.

La libera circolazione di uomini e merci, la protezione paesaggistica, la difesa preventiva della sicurezza delle persone, non sono soltanto impegni necessari per sviluppare crescita economica e turistica locale, ma sono parte congruente dei piani mondiali di equilibrio e difesa della natura.

Si manifesta particolare preoccupazione per la crescita esponenziale di fenomeni franosi, smottamenti e crolli che nelle zone montuose e collinari italiane hanno raggiunto livelli critici, dimostrando peraltro una inadeguata legislazione sulle responsabilità dei poteri dello Stato centrale e di quello decentrato sul tema.

Infrastrutture urgenti e proposte

Il blocco degli investimenti nei Lavori pubblici che dal 2015, in modo particolare, ha sacrificato la realizzazione di importanti opere che o erano già state appaltate o potevano essere appaltate entro un anno, per un importo complessivo di 30 miliardi.

Si esprime il biasimo verso i governi che si sono succeduti motivando il blocco delle attività con l’uso di due distinti strumenti, il nuovo codice degli appalti e il “project review”.

Entrambi gli strumenti con la loro carica demagogica sono serviti a demonizzare le “grandi opere” e a giustificare la coperta stretta del finanziamento pubblico, provocato da misure tanto onerose quanto inefficaci per il contrasto all’impoverimento di una rilevante porzione della popolazione italiana.

L’abbassamento dei livelli di competitività ha provocato disoccupazione e mancata crescita. Nel settore delle costruzioni, che a pieno regime garantisce una crescita del 12% del PIL ed una occupazione di almeno 800.000 unità testimonia, assieme all’invecchiamento delle infrastrutture esistenti anche quello del Paese, che non è più in grado di rispondere alle esigenze del tempo che viviamo.

In questo ambito si è a favore del completamento dei lavori della TAV Torino-Lione, rispettando le leggi (la n° 71 del 2014, la n°1 del 5 gennaio 2017) ed i protocolli europei che sono alla base dei lavori in corso.

Si esprime netta contrarietà ai commi della legge finanziaria n.179 e 180, coi quali si costituisce una nuova task force , denominata “InvestItalia”, operante alle dirette dipendenze del Presidente del Consiglio dei ministri, che espropria il Parlamento e diversi dicasteri di poteri esecutivi, finanziari, di proposta e di controllo.

Si esprime profondo sconcerto perché il Governo che nonostante le sue dichiarazioni non ha ancora provveduto affinché sia annullata la fallace, costosa ed inutile incorporazione dell’Anas nelle ferrovie dello Stato.

Si sostiene la necessità di procedere ad una revisione del sistema legislativo che sovrintende al sistema concessionario autostradale, al fine di realizzare un nuovo sistema coinvolgente il territorio, anche per il rispetto dovuto al titolo V° della Costituzione, l’Anas e le attuali società concessionarie, al fine di non disperdere il patrimonio di esperienza e conoscenza tecnica di tutti i lavoratori delle Concessionarie, rivedere il sistema di tariffe al fine di garantire nuove costruzioni, buona manutenzione e gestione degli apparati produttivi.

La questione infrastrutturale è, dal Risorgimento, la metafora dello stato di salute della nazione. Mai, nel secondo dopoguerra, come a partire dal 2015, è stata persa di vista l’essenzialità delle opere pubbliche nel nostro paese, sia per diminuire la differenza competitiva con le altre nazioni, che è misurata attorno a 60 miliardi l’anno, sia per l’impatto positivo sulla crescita, quantificata -quando ha funzionato un corretto rapporto costruzioni-finanziamento- nel 12% del PIL.

Perché questo masochismo? La coperta stretta del finanziamento pubblico è stata usata non per coprire gli investimenti, ma per distribuire le risorse ai lavoratori dipendenti con reddito complessivo non superiore ai 26 mila euro, per il tramite di un assegno di 80 euro fino al concorso di 11 miliardi, nel frattempo la disoccupazione ha falcidiato un reparto che impiegava annualmente 800.000 unità.

Oggi si dichiara che non lavorando più in questi interventi, che servivano davvero per la crescita del Paese, preferendo alle costruzioni la garanzia della manutenzione delle infrastrutture esistenti, si otterrebbero gli stessi risultati macro economici.

In vero mai, né prima delle Legge Obiettivo, né in vigore di questa, era stata annullata una simile finalità strategica. É però è stato chiarito che una parte del Paese, non necessariamente la più innovativa, sostiene che sia possibile la competitività, che genera lavoro, occupazione con la sola manutenzione, quando invece senza sviluppo il paese invecchia e non è più in grado di rispondere alle esigenze che caratterizzano il tempo presente; immaginiamoci il futuro.

I danni creati in questi primi sei mesi di Governo possono diventare irreversibili ed il nostro Paese perdendo in pochissimo tempo il suo ruolo, il suo peso nell’assetto produttivo internazionale può far peggiorare le condizioni del mondo del lavoro non soltanto quello connesso alle costruzioni.

In realtà la Legge di Stabilità, votata a scatola chiusa dal Senato alla vigilia del Natale, riserva più di qualche sorpresa.

I commi 179 e 180, chiariscono in modo analitico le finalità di una nuova task force, InvestItalia, che praticamente diventa il motore unico delle azioni strategiche infrastrutturali del Paese.

A InvestItalia può essere assegnato un contingente di personale, anche estraneo alla pubblica amministrazione, dotato di elevata qualificazione scientifica e professionale. Per lo svolgimento dei compiti di InvestItalia è autorizzata la spesa di 25 milioni di euro annui a decorrere dal 2019.

Senza dubbio nella corsa alla approvazione della manovra i Ministri Toninelli, Tria, Di Maio, Costa e Bonisoli non si sono accorti che sono scomparse, in modo sostanziale, le funzioni e le competenze dei loro Dicasteri.

Questo giusto accentramento contrarrà i tempi istruttori legati alla approvazione dei progetti e, soprattutto, annullerà i lunghi contradditori, le lunghe contrapposizioni all’interno di singoli Dicasteri e tra i vari Dicasteri.

Rimane ora solo una delicata problematica: evitare che nella costruzione di una simile struttura si sottovaluti la categoria della qualità professionale.

Ancora una volta, per cattive o lucide strategie, la Sinistra italiana è chiamata ad osservare da spettatrice ad una modifica sostanziale dei poteri istituzionali di promozione e controllo. 33 anni or sono il governo Craxi istituì il Comitato per la Programmazione Economica dei Trasporti, per supportare in modo organico tutte le iniziative progettuali legate al sistema infrastrutturale del comparto trasporti. Questo organismo dopo appena un anno fu eliminato perché ridimensionava e in parte annullava le competenze di alcuni Dicasteri. Era invece un’idea brillante perché tendeva a ricomporre la disarticolazione delle competenze, restituendo alla democrazia rappresentativa una oggettiva possibilità di realizzazione dei programmi.

Oggi il compito fondamentale dell’allora Comitato per la Programmazione Economica dei Trasporti è stata affidata ad una Agenzia dipendente da Palazzo Chigi. Con il CIPET le Facoltà di Ingegneria, Economia, Architettura fornivano al paese un vivaio invidiabile di esperti dei Trasporti.

Eppure dinnanzi alla evidente contraddizione di chi propugna la decrescita infrastrutturale e nello stesso tempo propone una Agenzia per rimuovere ostacoli alla realizzazione delle Opere, appare necessario aprire una luce, invogliare un dibattito, costringere una sinistra passiva a coinvolgere quella società intermedia che, basata sul lavoro, ha resistito come ha potuto al logorio di vecchi e nuovi populismi.

Senza la partecipazione dei sindacati, dell’associazionismo sociale del mondo del lavoro, non vi sarà spazio per una riorganizzazione programmatica della sinistra senza complessi che i tempi nuovi impongono.