I SOCIALISTI ITALIANI E LA QUESTIONE MEDIORIENTALE

da sinistra Bettino Craxi, Yasser Arafat, Enrico Berlinguer

di Francesca Pacifici |

L’atteggiamento dei socialisti italiani nei confronti della questione mediorientale negli anni della segreteria di Bettino Craxi fino al principio degli anni Ottanta, quando, con la Dichiarazione di Venezia, l’OLP fu riconosciuta dagli Stati europei. Sotto la guida di Craxi il partito si attivò con impegno crescente a favore del diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese, anche se l’area maggioritaria del PSI continuò ad attestarsi su posizioni di estrema cautela e moderazione, senza lasciare mai in secondo piano il sostegno allo Stato di Israele.

Come sempre, tuttavia, i socialisti si posizionarono nei confronti del conflitto arabo-israeliano con sensibilità molto diverse tra loro, che emersero tutte all’interno degli organi di informazione di partito. Sia il quotidiano Avanti!, sia il mensile Mondo Operaio registrarono puntualmente queste vedute differenti, che si dipanavano tra le tradizionali posizioni filo-israeliane e nuove e crescenti sensibilità filo-palestinesi. Il segretario socialista stesso mantenne inizialmente un atteggiamento piuttosto equidistante e pragmatico rispetto alla questione mediorientale, mostrando un’attenzione profonda e costante per la causa politica palestinese, la cui soluzione fu considerata da Craxi un elemento irrinunciabile per il raggiungimento della pace nella regione.

Ma, accanto al riconoscimento del protagonismo del popolo palestinese, il segretario del PSI fu sempre attento a ribadire in tutte le occasioni l’irrinunciabilità del riconoscimento dello Stato di Israele e della sua sicurezza come altro fattore necessario per una composizione pacifica del confitto, anche quando si rivelò difficile difendere gli israeliani per la loro politica estera piuttosto aggressiva, usata come strategia dal governo di destra di Menachem Begin.

In questi anni il partito socialista e i suoi rappresentanti continuarono ad impegnarsi per costruire un dialogo con entrambe le parti in causa, mostrando grande determinazione nel cercare di assumere un ruolo attivo negli eventi, e soprattutto registrando un profondo cambiamento della cultura politica del partito rispetto alle questioni internazionali, in particolare rispetto alla ricerca di un maggiore attivismo nell’area mediterranea, al di fuori della logica bipolare.

Tratto da: UNIVERSITA’ DEGLI STUDI ROMA TRE Dottorato di ricerca in “Storia dell’Italia contemporanea: politica, territorio, società” Ciclo XX Francesca Pacifici
I SOCIALISTI ITALIANI E LA QUESTIONE MEDIORIENTALE (1948-1987)

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