CONSIDERAZIONI DOPO GENOVA

di Bruno Lo Duca – Gruppo di Volpedo

Grazie per la bella riuscita del nostro Forum a Genova.

Ho apprezzato molto le analisi e le considerazioni sul caso Genova e capisco molto bene l’impatto socio-economico che questo disastro comporta per la città, per il suo futuro, per gli abitanti tutti, a cominciare da coloro che hanno dovuto abbandonare le case.
Credo che ora il “ragionamento” possa e debba continuare per arrivare a risolvere – nei tempi necessari, ma non inutilmente lunghi – sia l’inghippo del traffico bloccato e dirottato sia quello del futuro del porto e delle attività a esso connesse.
Penso, però, che il ragionamento debba allargarsi a quella che da tempo chiamiamo la situazione del Nordovest, altrimenti rischia fortemente di rimanere monca la prospettiva.
Per questo mi permetto di “riportarvi” alla metà degli anni ’80, quando la nostra provincia del Verbano Cusio Ossola (allora denominata Comprensorio dell’Alto novarese) visse una crisi industriale e occupazionale senza precedenti in un periodo molto breve.

Dall’azienda maggiore (Montefibre) a tante altre dei comparti chimico, siderurgico, tessile e cartario è stata un’ecatombe, che abbiamo a buona ragione paragonato a che cosa sarebbe successo se a Torino avesse chiuso i battenti la Fiat.
Cassa integrazione e licenziamenti a go go, incontri a non finire con il Governo, intervento della Gepi con risultati molto ridotti rispetto alle esigenze, decisione di investire in nuove infrastrutture, che avrebbero dovuto rilanciare il territorio.
E qui ricordo l’autostrada Voltri Sempione, che doveva collegare Genova alla Mitteleuropa e lo scalo merci di Domo 2, che avrebbe dovuto servire a rafforzare il trasporto ferroviario delle merci attraverso il Sempione, nonchè il Parco tecnologico del Lago maggiore. Così, si diceva, si sarebbero visti nuovi investitori – anche nella ricerca industriale e applicata – e una forte “economia centenaria” sarebbe risorta.

Non è successo affatto: l’autostrada è sicuramente benedetta per noi, che possiamo percorrerla “in solitaria” fino ad Alessandria, per raggiungere Genova (e oltre); il fantastico scalo merci è rimasto inutilizzato per tanto tempo e ora è ampiamente sottoutilizzato, anche se passano gli Upack con i Tir sotto la galleria del Sempione; il Parco tecnologico è stato utilizzato per lo più da fasulli imprenditori che lo hanno abbandonato molto presto.

Per “nostra fortuna” il frontalierato ha conosciuto pochi periodi di stasi e molti ragazzi che hanno frequentato le università maggiori si sono poi trasferiti, non trovando qui soluzioni di lavoro: Ma il doppio risultato è stato una riduzione della popolazione residente e il suo evidente invecchiamento.
Ora torno al problema che intendevo porre: se parliamo di Genova, tutto ciò che è stato detto è importante e fondamentale e va sviluppato.
Se, invece, vogliamo parlare di Nordovest, allora il ragionamento va decisamente ampliato e con una certa celerità, perché i tempi della politica sono sempre biblici e i cambiamenti elettorali possibili sono pregiudizievoli comunque alla definizione di un progetto realizzabile.

Ora arrivo al test di cui dicevo in apertura: ieri – in mancanza di meglio – si è tenuto un fantomatico referendum che chiedeva di fare passare la nostra provincia dal Piemonte alla Lombardia.
Fortunatamente la gente ha capito che non era proprio il caso per una boutade di questo genere, che ci avrebbe gettato nel “buio assoluto” per chissà quanto tempo senza sapere che vantaggi ne avremmo avuto, in uno Stato che da troppo tempo non decide nulla sulle sue istituzioni decentrate, anzi (le 21 sanità regionalizzate in primis, un’assurdità totale!).
Però, ora, il Piemonte ci deve pur dire che cosa significa avere scritto nel proprio Statuto che al VCO è riconosciuta la “Specificità montana”, perché finora non l’abbiamo capito un gran che (sembra l’abbiano capito di più a Sondrio e a Belluno).

Se significa un progetto ben costruito, che consenta uno sviluppo ragionato del nostro territorio, allora non solo ci vogliono deleghe e soldi, ma si può davvero ragionare sul filone dello sviluppo del Nordovest e della sua direttrice stradale e ferroviaria verso la Svizzera e la Germania.
Magari, dopo oltre 30 anni da quell’idea, qualche cosa si capirà e si potrà contribuire a un disegno di sviluppo di qualità in questa parte d’Italia.