DALLA LOTTA PARTIGIANA ALLE RIFORME DI STRUTTURA

La storia 

La vicenda politica di Riccardo Lombardi si è sviluppata attraverso un’epoca di grandi mutamenti e sconvolgimenti nella storia del paese. Ha 18 anni nel 1919, quando comincia l’ascesa del movimento fascista: la severa educazione religiosa ricevuta in famiglia influisce sulle sue prime scelte politiche, portandolo a simpatizzare con la sinistra cattolica di Miglioli, che lo squadrismo sta combattendo con lo stesso furore impiegato per sconfiggere il movimento socialista.

1922-1942 La crisi dello stato liberale, la marcia su Roma e il delitto Matteotti, che preparano l’avvento della dittatura mussoliniana, lo trovano già attivo nella prima opposizione antifascista. Il legame con i cattolici si è indebolito col declinare della solidarietà dei popolari all’antifascismo, e poi con la scomparsa del partito di Sturzo. Si è rafforzato, invece, il suo rapporto con i gruppi democratici, socialisti e comunisti che non si piegano al fascismo.
I quindici anni che seguono, sono un periodo di lotta clandestina, vissuta con uno spirito unitario che prescinde dalle divisioni e dalle dispute ideologiche degli antifascisti esiliati. Troppo giovane nel ’19-’21 per aver condiviso le lacerazioni tra i partiti della sinistra, Lombardi compie le sue prime scelte politiche ed ideologiche in questa tormentata stagione politica. Si accosta al movimento di “Giustizia e Libertà ” di cui diventa esponente di primo piano e nel ’42 è tra i promotori del partito d’azione.

1942-1948 Militante attivo nella Resistenza, membro dei CLN, Lombardi vive questa esperienza di lotta come un momento di rinascita nazionale in cui vengono gettate le basi della nuova democrazia italiana. La rottura col passato, che è stata la molla del suo antifascismo, diventa il tema dominante del suo impegno politico quando, nel ’45, con la presidenza dell’azionista Parri, si forma il primo governo dell’Italia libera. La sua battaglia politica contro le forze della continuità è impostata fin dall’inizio sul problema delle riforme di struttura che rimarranno la chiave della strategia di Lombardi anche negli anni successivi.

Per far uscire il paese dalle distruzioni morali e materiali di vent’anni di fascismo e di sei anni di guerra, per procedere alla rifondazione dello stato, bisogna intervenire sui mali antichi che hanno distorto il suo sviluppo economico e sociale, indebolendone contemporaneamente le istituzioni politiche. Il rinnovamento strutturale passa per la soluzione del divario nord-sud, per la riforma agraria, per il controllo pubblico dell’apparato produttivo industriale e finanziario, per un’azione programmata dello stato finalizzata ad un intervento riformatore in ogni settore della società.
Il prevalere di un indirizzo di politica economica liberista, opposto alle istanze pianificatrici di Lombardi, segna una sconfitta di tutta la sinistra, che appare, in questa prima esperienza di governo, incapace di impostare una strategia unitaria. Dopo lo scioglimento del partito d’azione, Lombardi aderisce nel ’47 al Psi in un momento di profonda lacerazione all’interno del socialismo italiano: la questione comunista ha diviso la componente socialdemocratica dalla maggioranza socialista guidata da Nenni.

1948-1964 Per Lombardi, il rapporto con i comunisti conosce momenti anche di aspro dissenso, ma non altera la sua convinzione ferma nel compito storico delle forze della sinistra di costruire la nuova società. In seguito alla sconfitta del fronte popolare nelle elezioni del ’48, diventato direttore dell’Avanti!, si batte per la ripresa dell’autonomia politica del partito socialista dai vincoli di un’unità d’azione con il Pci, che ha contribuito alla polarizzazione della situazione politica nel paese. Le tensioni internazionali della guerra fredda e l’offensiva delle forze reazionarie e conservatrici in italia, consolidano invece i legami tra i due partiti, accentuando la tendenza egemonica del Pci su tutta la sinistra. L’opposizione al frontismo, che Lombardi esprime negli anni successivi, sta soprattutto nel suo impegno costante a mantenere viva un’elaborazione socialista originale, capace di riportare il Psi ad un ruolo di protagonista della vita politica italiana.

È un periodo fecondo, in cui il suo discorso riformatore si arricchisce di contributi e di significati nuovi alla luce delle profonde trasformazioni in atto nella società italiana che aprono, anche nel quadro politico, nuovi spazi di intervento. Lombardi vede nel dialogo che è cominciato tra socialisti e cattolici la possibilità di avviare le prime riforme, approfittando anche della congiuntura economica particolarmente favorevole.

1964-1984 L’involuzione del centro-sinistra e ravvicinamento del partito socialista e del partito socialdemocratico, che porterà ad una breve stagione di unificazione, spostano Lombardi all’opposizione nel partito. Il suo “riformismo rivoluzionario”, impostato sulla trasformazione degli equilibri societari, non è compatibile con il disegno di stabilità perseguito dalle forze di maggioranza. Tanto più che l’immobilismo del sistema è in pieno contrasto con una società in movimento, ormai alla vigilia della svolta del ’68.

La necessità di un’alternanza democratica nel quadro politico bloccato dall’egemonia trentennale della democrazia cristiana, rilancia il problema della sinistra di governo. È questa la condizione necessaria per la realizzazione di quella strategia dell’alternativa diventata, dagli anni ’70 in poi, il fulcro dell’elaborazione politica di Lombardi. In questa chiave, la politica di compromesso storico del Pci lo trova in posizione critica: il disegno che emerge con il governo di unità nazionale nel ’76, tende ancora una volta alla conservazione degli equilibri sociali e politici esistenti, garantiti dall’accordo tra i due massimi partiti.

La fine di questa fase e il forte rilancio dell’identità politica del Psi ridanno vigore alla strategia dell’alternativa socialista che poggia sulla dinamica pluralista delle forze democratiche e sul dialogo paritario nella sinistra. Ma l’autonomia dalla Dc e dal Pci rivendicata dai socialisti, rilancia un’alleanza di governo che pur nel passaggio del ruolo guida prima ai laici e poi agli stessi socialisti, rinvia i tempi dell’alternativa. Per Lombardi è solo un rinvio, un momento di transizione verso un cambiamento che proprio nelle difficoltà dell’oggi trova le ragioni politiche della sua ineluttabilità.