di Walter Galbusera – Fondazione Anna Kuliscioff
Un tempo Pierre Carniti, che con Bruno Trentin e Giorgio Benvenuto guidava la mitica Federazione unitaria dei metalmeccanici, quando voleva dimostrare che le cose ritenute difficili, se non impossibili, si potevano, comunque, realizzare, faceva l’esempio del calabrone: considerato il suo peso e la sua apertura alare, non dovrebbe poter volare, ma siccome lui non lo sa, vola comunque. Forse l’esempio si può adattare al Governo 5 stelle-Lega, perché, nonostante, la contraddittorietà dei programmi elettorali e la diversità della base sociale di queste due forze politiche, ad onta di pessimisti e avversari dubbiosi circa la possibilità che la maggioranza attuale “mangi il panettone”, non si intravvedono ancora lacerazioni insanabili tali da affondare il premier Giuseppe Conte.
Del resto, se si dà un minimo di valore ai sondaggi, c’è da prendere in considerazione l’ipotesi, fino a poco tempo fa impensabile, che una nuova consultazione elettorale possa rafforzare l’attuale maggioranza. Vale anche l’ipotesi che, per ragioni tattiche o per motivi politici, una parte delle opposizioni non siano del tutto ostili ad alcune scelte del Governo. In assenza di convincenti e coerenti nuove basi programmatiche, principale condizione per costituire possibili alternative, non si rischia nulla (se non la credibilità) a tenere aperto una sorta di piano “B” che consiste nel faticoso (forse, ormai, impossibile) tentativo di ricostruire lo schieramento di centrodestra o di dar vita ad una sinistra in cui il Pd recuperi una parte importante dei grillini e, soprattutto, dei loro voti.
Ma, salvo smentite clamorose, come potrebbe avvenire per la Rai, lo “Spoil system” è un collante troppo forte a cui rinunciare. Se non interverranno fattori esterni, come le manovre speculative che in passato misero in ginocchio il Governo di Silvio Berlusconi, l’alleanza 5 stelle-Lega ha trovato il modo di convivere con i “ministri di garanzia”, concordati con il presidente Sergio Mattarella, riaffermando, da una parte l’avvio immediato dei contenuti del “Contratto di Governo” e, dall’altra, distribuendone gli effetti nel medio-lungo periodo secondo le disponibilità finanziarie. Per le questioni più complesse come Tav e Tap, impossibili da cancellare, si discuterà di possibili modifiche per rendere meno indigesto il piatto all’ala più radicale dei 5 stelle. Per l’Ilva la disponibilità di Mittal a ridiscutere investimenti ambientali e di livelli occupazionali, fornisce a Luigi Di Maio un “assist” di tutto rispetto, mentre sarebbe impraticabile realizzare un impianto, analogo per capacità produttiva a quello esistente, ma alimentato solo a gas, così come sostenuto dal Governatore Michele Emiliano.
Matteo Salvini è divenuto, nel frattempo, l’architrave degli equilibri, a lui si rivolgono coloro (tra cui giornalisti e imprenditori) che hanno favorito il tracollo delle forze politiche non “sovraniste” e che ora sono preoccupati della situazione. Il ministro degli Interni ha gestito. con molta determinazione. il tema degli immigrati, sulla via aperta dal precedente inquilino del Viminale Marco Minniti (per altro oggetto degli strali di una parte del Pd) e, fatta salva qualche uscita sgangherata tipica del personaggio, ha dato la sensazione di poter governare una materia assai complicata. A questo si aggiunge il progetto, in fase di preparazione, di sgombero delle case occupate illegalmente nei grandi centri urbani. In questi giorni in un quartiere periferico di Milano un 75enne che abita in un edificio di case popolari non è riuscito a tornarci e ha dormito sul pianerottolo perché, essendo uscito di casa per alcune ore, un individuo era entrato ed aveva sostituito la serratura.
Al mattino la polizia ha arrestato l’occupante (caso assai raro) e restituito la casa all’anziano. Non è la prima volte che accade, ma non facilmente si ritorna subito in possesso dell’abitazione. Se l’occupazione delle case pubbliche, fenomeno largamente sottovalutato dalla sinistra e gestito da un racket, fosse considerata, come è in effetti, un reato grave al pari di una rapina e gli occupanti fossero non solo sgomberati ma anche arrestati, la musica cambierebbe. Su questo Matteo Salvini sta preparando una campagna di “ordine pubblico” che non potrà che essere apprezzata dagli abitanti delle periferie che, più che essere oggetto di analisi sociologiche o di “visite pastorali” hanno bisogno di fatti concreti che possano migliorare le loro condizioni di vita. Non sfuggono gli aspetti anche propagandistici di questa iniziativa, ma queste sono le regole del gioco.
Sarà in grado, per esempio, il Partito democratico, in una città in cui il lavoro del sindaco Beppe Sala è complessivamente apprezzato, di costruire un grande progetto per finanziare e costruire nuovi quartieri di case popolari? Alla rabbia e alla delusione dei cittadini che utilizzano il voto (o l’astensione) come arma di difesa e di protesta non si può rispondere solo con la condanna del “populismo”, che è stato peraltro spesso utilizzato largamente proprio da coloro i quali oggi lanciano l’allarme. Né si può distribuire una ricchezza che non si produce. Per questo occorre recuperare e diffondere valori, come quelli del merito e della responsabilità senza cui sarebbe difficile garantire forme di solidarietà efficaci, e costruire progetti coerenti e sostenibili che restituiscano alle forze politiche identità e trasparenza su cui ogni opposizione può far nascere un’alternativa alla guida democratica di un paese. Tanto più se si deve concorrere anche a rifondare su nuove e realistiche basi l’Unione Europea.
E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete.