di Carlo Patrignani
L’ipotesi di una Brexit progressista, ossia di una uscita a sinistra dalle politiche di austerità dell’Ue, ispirata al programma di riforma strutturale del capitalismo finanziario del leader laburista Jeremy Corbyn, tiene in apprensione l’establishment di Bruxelles: il timore è dover far i conti, anche a breve per le crescenti difficoltà della Premier Teresa May, con una maggioranza di governo non più nelle mani dei conservatori, i Tories.
Si tratta per ora di segnali ma molto significativi, ricavati dall’attivismo di Jeremy Corbyn, probabile neo Premier a Downing Street nel caso di elezioni anticipate, che in Olanda ha lanciato un chiaro messaggio: se i partiti socialisti e socialdemocratici europei non rifiutano le politiche di austerità e il neoliberismo saranno rifiutati dagli elettori. E’ quel che è già successo in molti paesi europei, compresa l’Italia.
Così ha titolato giorni fa The Indipendent: Corbyn tells European social democrats: Reject austerity and neoliberalism or voters will reject you, in un lungo reportage – trascurato dai nostri media – sull’incontro avuto dal leader laburista con i laburisti d’Olanda.
L’ampio intervento di Corbyn, a un convegno del Partito laburista olandese, ha messo in chiaro, da una parte, che l’immigrazione non è di per se il problema principale: è più un’arma di distrazione di massa che una questione reale, dato che non c’è alcuna invasione e dall’altra la persistenza di un deficit strutturale della cultura politica – persino working class è sparita, come se i lavoratori fossero inesistenti – della sinistra in Europa che ha favorito la diffusione dei populismi di destra e ha finito per rafforzare le elite di Bruxelles.
E’ tempo di cambiare in Europa – è stato l’incipit di Corbyn – Ma i partiti socialisti europei porteranno questo cambiamento solo se c’è un chiaro rifiuto di un modello economico e sociale che mette gli operai l’uno contro l’altro, che vende la nostra ricchezza (i cosiddetti beni comuni) collettiva a prezzi stracciati e dà un immeritato sussidio ai banchieri e ai capi delle corporazioni. Se non guidiamo questo cambiamento, altri lo faranno sicuramente. Il sistema fallito ha fornito terreno fertile per la crescita della politica xenofoba e del capro espiatorio: se non offriamo una alternativa chiara e radicale e una speranza per un futuro migliore e più prospero, la politica dell’odio e della divisione continuerà ad avanzare nel nostro continente.
Quindi, rivolto ai partiti socialisti e socialdemocratici europei, ha aggiunto rifiutate l’austerità o vi troverete ad affrontare il rifiuto dei votanti. Se i nostri partiti sembrano solo un’altra parte dell’establishment, che sostiene un sistema economico fallito, disegnato per le élite ricche del mondo economico, saranno rifiutati. E i falsi populisti e chi sfrutta la questione dei migranti (la destra) riempiranno tale vuoto.
La preoccupazione – derivata dall’attivismo di Corbyn – che aleggia nelle alte sfere, le elite, dell’Ue è quella di dover far a breve i conti con il progetto culturale e politico del leader del Labour Party che si basa sull’analisi e la critica del capitalismo – tema lasciato cadere dalle sinistre europee dopo il crollo del Muro di Berlino – rimettendo al centro le nazionalizzazioni dei taluni servizi pubblici universali: sanità, trasporti, istruzione, casa; l’occupazione e il lavoro; la tutela dei beni comuni; la qualità della vita e la libera circolazione non solo delle merci ma anche e soprattutto delle persone.
E questa preoccupazione è alimentata da una campagna di mobilitazione perchè non si realizzi la Brexit della May che permetterà ai Tories – sostiene il tank tank Another Europe Is Possible – di liberalizzare ulteriormente l’economia, di ridurre i diritti dei lavoratori e le protezioni ambientali, di punire i migranti per i fallimenti delle élite, ma, appunto, di promuovere A Brexit progressive, una Brexit di marca progressista, sostenuta pure da Momentum, il movimento giovanile presente nel Labour, e ispirata ovviamente da Corbyn.
I laburisti di Corbyn hanno mobilitato milioni di persone, offrendo speranza per un governo per molti non pochi, for the many, not the few – è la campagna di Another Europe Is Possible – E’ nell’interesse di un futuro governo laburista fermare i Tories e mantenere la Gran Bretagna nell’Ue. Per realizzare il suo programma del Socialismo del XXI° secolo e per dar man forte alle sinistre europee.
Fonte: alganews.it
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