di Dario Allamano
Dopo aver tentato nelle puntate precedenti di analizzare i pregi ed i difetti del socialismo in questi anni, provo a descrivere come potrebbe essere, secondo me, una idea di Socialismo nel XXI secolo in Italia.
Ma per farlo debbo tornare indietro al 1993, allo scioglimento del vecchio PSI, quello fu l’atto che diede avvio alla diaspora dei socialisti, una rottura che portò i socialisti a fare scelte profondamente diverse. Ancora oggi mi ricordo cosa disse Gino Giugni nel 1995 a Torino in Corso Palestro 10, sede della ex Federazione del PSI, alla domanda di un compagno “ma perché oggi siamo rimasti così in pochi a difendere l’onore di una bandiera storica”, Giugni rispose con una analisi spietata:
“di coloro che votarono PSI fino al 1992, il 30% se ne è andato in Forza Italia, e quelli al massimo possono essere definiti riformisti non più socialisti, un 20% è andato nel PDS, ed avranno qualche difficoltà a definirsi socialisti, è un nome non gradito al gruppo dirigente di quel partito, il resto si disperderà in mille rivoli, solo una piccola minoranza resterà a difendere l’onore e la dignità di una Storia nobile”.
Giugni era ancora ottimista, non vedeva, come a maggior ragione non lo vedevamo noi, il disastro che stava per compiersi con la nascita dello SDI di Boselli, una formazione politica subalterna al PDS e con un unico scopo: garantire a coloro che avevano occupato i posti di comando (quella che poi qualcuno definì la cooperativa) l’elezione in qualche istituzione, o la nomina in qualche consiglio di amministrazione.
In sostanza l’inizio della fine.
Un Partito Socialista che per 20 anni non analizza in modo serio la trasformazione in atto nell’economia, nella politica e nella società abdica al suo ruolo primario, quello di capire la realtà per poter difendere gli interessi dei più deboli, di coloro che sono più esposti all’uragano che il liberismo ha scatenato in Italia, e nel Mondo.
Nelle puntate precedenti ho cercato di descrivere molto sommariamente quanto è avvenuto dal lontano 1971. I guasti profondi che l’ideologia liberista, perché di questo si tratta non solo di una teoria economica, propugnata dai Chicago boys di Friedman ha prodotto sono evidenti, un progressivo accentramento in poche mani della ricchezza prodotta, una spaccatura sempre più profonda tra i super-ricchi ed il popolo minuto e la disarticolazione delle società civili.
I “corpi intermedi”, che rappresentavano gli interessi di coloro che fanno del lavoro la loro ragione di vita, sono in piena decadenza, esistono tanti individui in guerra l’uno contro l’altro per un tozzo di pane. L’aveva predetto trent’anni fa la Thatcher.
La sinistra dopo il crollo del muro di Berlino non ha saputo o voluto capire cosa stesse avvenendo. Il populismo di oggi nasce dalla profonda mutazione genetica di quello che fu il partito più grande della sinistra storica, che lo ha portato a sposare teorie economiche antipopolari ed a giustificare scelte antidemocratiche, ad assumere una forma partitica sempre più fragile e inadatta a fungere da argine al liberismo.
E’ per questo motivo che tanti che furono di sinistra hanno sposato tesi di estrema destra? Io penso di si!
Oggi siamo di fronte ad un burrone dentro cui rischiamo tutti di cadere. Il Governo che abbiamo è una replica a scoppio ritardato delle peggiori teorie liberiste, che si basano sul “gocciolamento” della ricchezza dall’alto verso il basso, su un sistema di capitalismo “compassionevole”.
La flat tax risponde a queste teorie, “i ricchi pagando meno tasse spenderanno di più e questo servirà a rilanciare i consumi e sarà utile a tutti”.
Meno imposte ai ricchi significa però meno servizi ai cittadini, in poche parole l’americanizzazione dell’Italia. Ma le pensioni private e le assicurazioni sanitarie servono solo per arricchire i loro gestori, i quali utilizzano i soldi dei cittadini per fare speculazioni finanziarie, lasciando in molti casi quei cittadini senza pensioni e senza assicurazioni.
E’ tempo che i socialisti risollevino la testa e che: riprendano in mano la difesa di due loro storiche bandiere,
- la legge elettorale proporzionale,
- la progressività delle imposte, necessaria per pagare i servizi pubblici, a partire dalla scuola pubblica e dal welfare.
Ma debbono riappropriarsi di tante altre azioni politiche utili per ricostruire una identità ed una forma ad una società disarticolata. E’ tempo che i socialisti
– rilancino le teorie di il Keynes, vera alternativa al liberismo, perché solo la domanda aggregata può rilanciare il Progresso, pur nella consapevolezza che il keynesismo oggi deve fare i conti con la limitatezza delle risorse e con la necessità imprescindibile di tutelare l’ambiente;
– rialzino la bandiera di Ventotene e dell’Europa federazione di Stati;
– tornino ad essere Internazionalisti, guardando, senza paura, oltre le Alpi ed il Mediterraneo, e riscoprano l’Umanesimo socialista, perché il mondo è fatto di uomini e donne, i quali sono nostri fratelli, non nostri nemici;
– ritornino infine a frequentare quelle fucine che sono le Case del Popolo e le Società del Mutuo soccorso, che formarono, nella seconda metà dell’ottocento, la base sociale da cui sorse il Socialismo, per cercare, in quei luoghi pieni di Storia, di ri-unificare un “popol disperso che voce non ha”.
Oggi i reduci socialisti della traversata del deserto iniziata tanti anni fa hanno raggiunto la sponda del mar Rosso, sono in pochi, e sono ben consapevoli che dopo ci sarà da traversare un altro deserto, ma è quello che vogliono fare e che faranno.
Questa traversata sarà però diversa, non più individui isolati, ma un piccolo e combattivo movimento di donne e uomini, che ogni giorno inizieranno la loro marcia con le parole del loro storico inno:
“su fratelli e su compagne, su venite in fitta schiera, sulla libera bandiera splende il sol dell’avvenir..”
Sempre Avanti verso il Sol dell’Avvenir!
E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete.