LA MIA IDEA DI SOCIALISMO 3.2

di Dario Allamano

Migranti e socialismo

Sono fiero di essere socialista, soprattutto oggi, e ne sono orgoglioso perché ieri Pedro Sanchez ha rotto una narrazione fasulla, quella che i paesi europei lasciano sola l’Italia nel contrasto all’immigrazione selvaggia. La Spagna ha dato una lezione di coraggio, e l’ha fatto perché oggi c’è al Governo i socialisti dello PSOE, ha fatto quanto dovevano fare gli altri Governi europei, dimostrare cos’è la solidarietà umana.

A settant’anni e più dal trattato di Roma che dette vita al primo embrione di Unità Europea ci troviamo di fronte ad un’evidente impasse del processo di unificazione degli Stati Europei, e viviamo, proprio in questi giorni, dentro ad un paradosso politico gigantesco: coloro che in Italia hanno lasciato trasparire il loro profondo anti-europeismo, il loro becero nazionalismo, di fronte al dramma dei migranti piagnucolano sulla cattiveria di quell’Europa da loro vilipesa, e che secondo loro non li aiuta abbastanza.

L’evidente contraddizione, tra la loro narrazione sulla necessità di tornare alle piccole patrie per difendersi il moloch burocratico europeo e la richiesta di aiuto all’Unione Europea, non la notano neppure, la loro propaganda prescinde da queste sottigliezza lessicali.

La questione migranti è però una questione che non può e non deve essere ridotta a pura propaganda per qualche voto in più.

Nell’agosto 2017, allorchè il Ministro dell’Interno di allora iniziò la sua campagna per la regolamentazione degli ingressi di migranti in Italia, scrissi un post su Facebook: “io sto con Minniti”, continuo a pensarla esattamente come allora.

La questione migranti va vista in tutte le sue sfaccettature, in cui il viaggio dalla Libia (o Tunisia) all’Italia è solo l’ultimo passaggio. Sono dei poveracci che vengono da vere (non metaforiche) traversate dei deserti, e lo fanno non perché sperano in una pacchia (come dice Salvini), ma perché provano a dare uno sbocco alle loro vite di schiavi del neo-colonialismo che sta affamando il continente più ricco del Mondo: l’Africa.

Il colonialismo che una volta era di Stato (Gran Bretagna, Belgio ecc.) oggi è un colonialismo peggiore, è lasciato in mano ad un capitalismo di rapina che sfrutta le risorse africane per arricchire i proprii soci, senza alcun rispetto di chi vive in quegli Stati (Libia, Nigeria, Costa d’Avorio, Corno d’Africa ecc). E dentro questo neo-colonialismo ci sono anche aziende italiane, l’ENI in primis.

A detta di un compagno socialista di Biella, che a lungo ha lavorato in Africa nei cantieri delle multinazionali, l’unico Stato in cui i diritti dei lavoratori sono dignitosamente rispettati è la Namibia.

Questo è l’ambiente da cui fuggono i migranti, e, purtroppo per loro, il Paese europeo più vicino è l’Italia, non è colpa loro se siamo un lungo molo proteso nel Mediterraneo.

In quest’ultimo semestre in Italia sono sbarcati circa 14 mila disperati, l’80% in meno dei primi sei mesi del 2017, e francamente sono numeri distanti anni luce da quelli di inizio anni novanta quando dall’Albania sbarcarono a Brindisi 27 mila persone in un paio di giorni.

Il problema migranti sta facendo però traballare in modo grave le Istituzioni europee, la gestione dei flussi migratori non coordinata tra tutti gli Stati Europei genera un’onda di panico, non giustificata dai numeri sopra riportati, e soprattutto consente agli spacciatori di paura di creare nell’immaginario collettivo l’idea che i poveri dell’Africa sono il vero nemico che attenta alle sicurezze ed al benessere dei poveri italiani.

E’ del tutto vero che esistono, come dice la propaganda di questo Governo, i trafficanti di persone, ma è altrettanto vero che esistono in Italia organizzazioni ed imprenditori ai quali quel traffico fa comodo. L’uccisione di Sumayla Sacko la scorsa settimana è il segnale più recente che le varie mafie ed i neo-caporali vogliono continuare a sfruttare mano d’opera a basso costo, e non solo nel sud Italia.

Purtroppo a SanFerdinando, a parlare con i migranti-schiavi della piana di Rosarno, non sono andati gli sbruffoni che bloccano le navi nel Mediterraneo. Presidente del Consiglio, Ministro degli Interni e Ministro del Lavoro, che dovrebbero dare delle risposte concrete ad un problema vero, lo sfruttamento della mano d’opera, non si sono visti. La loro paura non sono i migranti, ma proprio gli sfruttatori della piana di Rosarno, meglio stare al coperto nelle stanze dei bottoni a Roma. Solo il Presidente della Camera ha avuto coraggio di andare.

Ma sul piano politico è in corso un’operazione più subdola,  si devia l’attenzione dei più cittadini più deboli ed esposti ai venti della crisi, da una critica dura e necessaria sui guasti creati dal liberismo sfrenato e dai limiti di una costruzione europea debole e incapace di decidere. Quella che è in corso è una campagna mediatica molto pericolosa, che l’Europa ha già vissuto nel secolo passato, una profonda spaccatura tra gli Stati Nazionali con dei rischi sempre più evidenti di una definitiva rottura di quel patto, firmato a Roma settant’anni fa.

Ma quella dell’Europa è un’altra questione che approfondirò in un prossimo post.