BOT DI PICCOLO TAGLIO PER ASSOLVERE AI CREDITI FISCALI. RICETTA POPULISTA

di Stefano Betti

Nel corpo del contratto stipulato fra la Lega e il Movimento 5 Stelle è prevista la possibilità, da parte dello Stato, di emettere Buoni del Tesoro in piccolo taglio per assolvere ai crediti fiscali. La frase è laconica e null’altro aggiunge.

Fa capolino la moneta fiscale, tra l’altro sostenuta, come rimedio e con argomentazioni senz’altro più corpose, anche da economisti d’area di centro sinistra e difesa con forza dal Movimento 5 Stelle.

In sostanza, l’Amministrazione finanziaria si riappropria della capacità di emettere della “quasi moneta”, rigorosamente finalizzata ai crediti vantati dai cittadini nei confronti del fisco e che non hanno dato vita a legittime compensazioni. S’immetterebbe in tal modo liquidità, senza intaccare le regole auree che impongono la sovranità monetaria della BCE.

Col “BOTTINO” in mano, il cittadino ha peraltro due possibilità. Quello di monetizzarlo subito, provando a farlo scontare, con conseguente perdita di valore.  Oppure attendere la scadenza per esibirlo quale credito fiscale all’Amministrazione finanziaria. Sperando che l’inflazione non ne riduca il potere d’acquisto che altrimenti avrebbe avuto al momento dell’emissione, se fosse stata carta moneta.

Il contratto però nulla dice a riguardo. Stiamo ragionando per deduzione. La filosofia però è nel solco del sovranismo. Se non posso emettere moneta e non posso uscire dall’Euro, creo moneta fiscale.

Il punto è che cosa vogliamo fare dell’Unione europea e delle regole che disciplinano i rapporti fra Stati e l’Unione stessa.  È pur vero che la BCE, che ha potestà regolamentare impositiva in ogni singolo Stato, non è stata eletta da nessuno. Un vulnus nell’ attuale processo costitutivo dell’Unione c’è. Che uno Stato non controlli la moneta e nel contempo sia libero di progettare politiche economiche, sembra una contraddizione in termini. In una visione federalista e europeista, la soluzione del problema non è nel riappropriarci della sovranità, come ci urlano i sovranisti, ma di completare il processo federalista in senso europeo. Ma questo è un processo lungo e laborioso, che passa attraverso le dure repliche della pancia degli elettori e, appare indiscutibilmente evidente, del neo liberismo delle nazioni a debito contenuto, Germania in primis.

La ricetta è una robusta iniezione di Socialismo e la scelta federalista e europeista. Senza se e senza ma. Ma al momento, soffocati dai vincoli di bilancio e dal peso del debito pubblico, che fare? Ecco l’ipotesi di introdurre la “quasi moneta”.

Restano alcune perplessità in merito a tale istituto. Il cittadino sarebbe costretto a subire il “BOTTINO” oppure può scegliere la buona vecchia cara moneta?  Nella seconda ipotesi, non avrebbe senso mettersi in tasca un “Pagherò” per attendere l’esigibilità fiscale o precipitarmi a scambiarlo, previa penalizzazione sotto forma di sconto.  Sembrerebbe più logico pensare che chi si becca il “BOTTINO” se lo tiene.

E poi, di quanti “BOTTINI” il Mercato sarà inondato alla fine?  Lo Stato emette un titolo che corrisponde a un debito futuro. Pensiamo a una scadenza, ad esempio, fra due anni. Al momento non esce liquidità dalle casse dello Stato, rinviando il problema a quando sarà. Utile per la contabilità pubblica, ma solo transitoriamente.

Siamo inoltre certi che il Mercato sarà disposto a scambiarlo con beni e servizi, dietro compenso sotto forma di sconto?  Come per i buoni pasto (anche se in questo caso le ragioni dipendono più dal ritardo con cui gli esercenti sono liquidati da parte delle società che stipulano la convenzione con Consip) gli operatori economici potrebbero rifiutarsi di accettarlo.

E poi, magari sotto una congiuntura sfavorevole o a seguito di politiche economiche perseguite con risultati scadenti (cosa da non escludere per il prossimo Governo), potrebbe venire in mente di consentire il pagamento di stipendi e pensioni, di beni e servizi con lo stesso metodo. Se passa il principio per i crediti fiscali, perché non estenderlo, se la ragion di Stato neo liberista lo esige?

E se a fare incetta di “BOTTINI” fosse un soggetto straniero?

Infine, non escluderei una recrudescenza di procedimenti di contenzioso, nell’eventualità lo strumento non funzioni e il cittadino resti col cerino in mano, rifugiandosi in class action rovinose. E il contenzioso apre una serie di problematiche su cui riflettere. Pensiamo, ad esempio, a un credito oggetto di contestazione fiscale.  Il “BOTTINO” sarebbe poi reintegrato della differenza o decurtato, in base all’esito del giudizio? E se venisse addirittura cancellato e nel frattempo, magari, è passato, scontato, da consumatore a consumatore?

Insomma, le perplessità, che laicamente assillano i cittadini che leggono la laconica frase programmatica del Contratto di governo restano. E non vorremmo che gli apprendisti stregoni prossimi a governare il paese, innamorati di un’idea rigorosamente sovranista, finiscano per esserne prigionieri e non ascoltare alla fine più nessuno. Costi (a noi ovviamente) quel che costi.