QUELLI CHE LASCIANO TRACCE DELLA LORO ESISTENZA!

di Pasquale Calandra

Il 28 maggio 1947, l’Avvocato Francesco Leone, Socialista Nicosiano (Ciccio nella foto), che io ho appena conosciuto e successivamente apprezzato, per le sue battaglie e la sua attività politico-istituzionale di cui ha lasciato tracce nella nostra città, scriveva questo articolo sul periodico “L’Eco dei Monti”, riflettendo sul primo maggio, mi piace riprodurlo nella speranza di fare cosa gradita, augurando una serena domenica! ECCOLO:

Primo Maggio: Festa del Lavoro, Festa della Primavera! Sono passati centoventinove anni da quando a Parigi un Congresso Internazionale stabiliva che nella giornata del Primo Maggio i Lavoratori di tutto il mondo sospendessero il lavoro per rivendicare il loro diritto a un domani migliore, in cui lo spirito della sopraffazione e dello sfruttamento cedesse finalmente posto ad uno spirito di solidarietà e di giustizia.

Da allora la giornata del primo maggio è stata consacrata a rivendicare i diritti della classe lavoratrice, ad auspicare il graduale miglioramento delle sue condizioni di vita.

Per la terza volta in Italia la fine della dittatura, dopo la fine della tragedia immane che ha travolto uomini e cose, essa è tornata ad essere celebrata, e in essa tutti i lavoratori si sono levati: hanno lasciato i campi, le officine, gli uffici, gli studi, contadini, operai, impiegati, professionisti, dicendosi tutti fratelli, di ogni stirpe e di ogni Dio: unendosi tutti a guardare anelanti il sorgere di un’alba migliore a scambiarsi l’augurio dell’ideale:

«Salute, o primo maggio! O pace, o libertà, o giustizia!» Nel sole della primavera.

Con la gioventù danzante sotto gli alberi in fiore nell’espressione della vita irresistibilmente avanzante: inconscio anticipo di una società a venire.

Anche a Portella della Ginestra erano scese dai paesetti vicini le genti, e forse per un giorno anche la ruga di tristezza si sarebbe allentata sulla fronte degli anziani, nella fiducia spirata dal profumo dei fiori, dai canti dei giovani danzanti.

Ma Ecco a un tratto dai colli sovrastanti precipitare l’odio armato di pochi contro la festa e il risveglio dei lavoratori, spruzzare le ginestre di macchie vermiglio vivo, fendere le ossa fatto piombo dalla scienza.

Giacciono, supini tra i fiori, i corpi falciati dalla mitraglia, cogli occhi a un sogno e a un cielo che hanno trasceso, tra l’Urlo pauroso delle genti in fuga, sotto il sole che triste li accarezza, mentre biechi occhi assassini si chinano su di loro, saturi di bestiale odio inappagato.

Contro il primo maggio hanno scagliato la loro rabbia infame, contro le rivendicazioni dei lavoratori, segnate ora da altre gocce di sangue: hanno straziato delle anime e dei corpi, ma il primo maggio non l’hanno ucciso. E non potranno mai ucciderlo…la storia non si ferma!

L’uomo conquista ad una ad una le sue libertà, e nessun delitto, alcun massacro, nessun sadismo schiavista e reazionario potrà fermarlo nel suo cammino.