RICORDO DI ATTILIO MANGANO

Attilio Mangano nasce a Palermo nel 1945, si laurea in Storia con una tesi sul “Politecnico di Elio Vittorini” nel 1967, presso l’università di Palermo. Il tema vittoriniano del rapporto politica-cultura continuerà a caratterizzare la sua ricerca sull’intellettualità e la sinistra.
Si sposa (con Maria Rita, anche lei laureata in Lettere Moderne) e si trasferisce a Milano nel 1968, dopo aver preso parte alla contestazione universitaria, tra i leaders del movimento a Lettere.
Militante politico fin da giovanissimo, socialista nei primi anni ’60, passato poi al PSIUP nel 1964, esce da questo partito dopo l’invasione della Cecoslovacchia e a Milano si unisce al gruppo di Avanguardia Operaia.

Inizia, come anche sua moglie Maria Rita, la sua attività d’insegnante nelle scuole superiori, prima al ”Bernocchi” di Legnano, poi dopo i corsi abilitanti (di cui organizza la contestazione curando la gestione di un corso alternativo sugli intellettuali del Novecento) all’ITIS ”E. Molinari” di Milano, dove sceglie di insegnare nei corsi serali, sia come scelta didattica che per poter seguire in qualche modo durante la giornata le prime due figlie, Vanessa e Silvia, nate nel 1969 e nel 1974 (il terzo figlio, Fabio Raniero, nascerà nel 1982). Il suo interesse per la figura sociale e culturale del lavoratore-studente lo porta a collaborare con loro e dirigere il movimento cittadino dei serali (Comitato d’Agitazione dei lavoratori studenti) fino al 1975-76.

Nella scuola serale insegnerà fino al pensionamento, assumendo per quasi un decennio il ruolo del vice-preside.
A partire dal suo impegno coi lavoratori studenti decide dal 1969 di entrare nell’organizzazione politica Avanguardia Operaia, seguendo l’attività di massa del CUB (comitato di base) dell’ATM, in cui inizia la attività redazionale col periodico ”Voci dell’ATM”, iniziando il lavoro di giornalista militante. Diviene dirigente politico cittadino e nazionale di Avanguardia Operaia, inizia una intensa attività pubblicistica, gestendo la pagina culturale del “Quotidiano dei lavoratori” tra il 1974 e il 1977, scrivendo centinaia di recensioni e articoli. Al tempo stesso, inizia a scrivere di Storia (“Le cause della questione meridionale” 1975, “L’Italia del dopoguerra” 1977, “Gli anni del centrismo” 1977). Redattore delle riviste “Avanguardia operaia”, “Unità proletaria”, “Politica comunista” entra a far parte del gruppo dirigente di Democrazia proletaria fino al 1981 su posizioni “movimentiste”, di minoranza rispetto alla maggioranza “partitista”. Il suo travaglio teorico e autocritico emerge nel libro “Autocritica e politica di classe. Diario teorico degli anni ’70″ (1979), che indica una linea di ricerca sulla crisi stessa della nuova sinistra e sul suo rapporto col marxismo.

Nei primi anni ’80, insieme all’amico e maestro Stefano Merli, esce da Democrazia proletaria, indicando la prospettiva di una collaborazione fra Nuova Sinistra e Partito Socialista. Da allora si dichiara indipendente e “cane sciolto”. Inizia comunque un ripensamento del suo rapporto con il marxismo e una rivisitazione dell’identità della Nuova Sinistra. Pubblica “Origini della Nuova Sinistra: le riviste degli anni ’60″ (1979). Altri suoi saggi escono in libri collettanei: “Primato della politica e coscienza di classe nella tradizione comunista” (1978), “All’ombra del togliattismo in fiore: memoria e rottura” (1982) “Lelio Basso e il PSIUP. La scissione e la proposta di Partito Nuovo” (1982).

I suoi interessi di ricerca si vanno precisando ulteriormente: accanto alla Storia della Nuova Sinistra e dell’”Altra Linea”, studi e ricerche antropologico-filosofiche sulla “cultura del tempo” (vedi in particolare “Il tempo e il suo scarto, culture e politiche del tempo” – 1984). Gli studi sulla Nuova Sinistra lo portano a fondare il bollettino storiografico “Per il ’68″. Intanto intensifica la sua collaborazione con Stefano Merli divenendo “cultore della materia” in Storia dei movimenti sindacali e Storia contemporanea presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Milano. Questa collaborazione sfocia in lezioni, seminari, cura di tesi di laurea.
Un ulteriore momento di svolta è rappresentato dall’incontro con la grande opera teorica di Cornelius Castoriadis, a partire dall’approfondimento dei temi emersi in “L’istituzione immaginaria della società”. Di questa linea di ricerca è espressione la scelta di dirigere la nuova serie della rivista “Classe” (fondata da Stefano Merli) con il sottotitolo “Il sociale e l’immaginario”.

I suoi scritti e ricerche confluiscono nel 1988 nella pubblicazione del volume “Il senso della possibilità. La Sinistra e l’immaginario”. Gli studi sulla Nuova Sinistra sfociano a loro volta nella nuova edizione del libro “Le culture del ’68 e le riviste degli anni Sessanta” (1989) in collaborazione con Antonio Schina e “L’altra linea. Fortini, Bosio, Montaldi, Panzieri e la Nuova Sinistra” (1992), cui seguirà “Le riviste degli anni Settanta. Gruppi, movimenti e conflitti sociali” (1998).
La sua attività pubblicistica prosegue intanto con alcune collaborazioni fisse, una rubrica teorico-politica su ”La tribù”, rivista della Comuna Baires, una lunga collaborazione con decine e decine di recensioni sulla pagina culturale di ”Via Po”, giornale della Cisl, collabora spesso con articoli alla importante rivista ”Alfabeta”, infine di recente in questi anni una rubrica su ”Odissea” e su ”Dalla parte del torto”.
Le due istanze della storiografia politica e della ricerca sull’immaginario sono negli anni Novanta compresenti: il bollettino “Per il ’68″ prosegue come rivista (ma esce in volume una antologia), mentre nasce la rivista “La balena bianca (i fantasmi della società contemporanea)” che privilegia la dimensione dell’ immaginario. Il libro “1969, l’anno dell’insurrezione” (2000) vede la presenza delle categorie dell’immaginario nella ricerca storica.

Si impegna nell’organizzare un convegno di studio a Piacenza in memoria del suo maestro Stefano Merli, con pubblicazione degli atti sulla rivista ”Studi Piacentini”. In un piccolo volume ripubblica gli articoli scritti a quattro mani insieme a Merli sulla proposta di alleanza tra riformismo socialista e nuova sinistra.
Tra la fine degli anni novanta e i primi del duemila collabora come organizzatore culturale con l’amico Ermanno Tritto nella gestione della presentazione di libri e dei dibattiti presso la libreria “Tikkun” di Milano, un impegno quotidiano che favorisce il dibattito culturale cittadino. Inizia infine via web una intensa attività pubblicistica che negli ultimi anni si svolge maggiormente on line, con la creazione prima di un blog e poi di un sito dal titolo “Intellettuali Storia” in cui storia, politica, immaginario, antropologia filosofica sono presenti a vario titolo, a conferma della molteplicità delle linee di ricerca che caratterizzano il suo lavoro.

In occasione del quarantennale del ’68 partecipa a dibattiti e convegni e pubblica (insieme ad Antonio Benci e a Giorgio Lima del Centro di Documentazione di Pistoia) il volumetto ”Il Sessantotto è finito nella rete”. Nel 2008 aveva anche ripreso il ruolo di cultore della materia, presso l’Università Bicocca di Milano, in Storia e didattica della storia col professor Lorenzo Strik Lievers.
Ricoverato d’urgenza in rianimazione all’ospedale San Paolo, Attilio Mangano muore a Milano il 10 aprile 2016.

Fonte: isintellettualistoria2.myblog.it