Le “Tre Frecce” (“Drei Pfeile” in tedesco, “Trois flèches” in francese), sono un simbolo utilizzato, a partire dal 16 dicembre 1931, dallo “Eiserne Front” (“Fronte di Ferro”), costituito dalla SPD (la socialdemocrazia tedesca), dal “Reichsbanner Schwarz-Rot-Gold” (“Stendardo dello Stato nero-rosso-oro“, ispirato alla bandiera della rivoluzione democratica prussiana del 1848 e contrapposto ai colori della reazione, nero-bianco-rosso, adottati dai nazionalisti), organizzazione paramilitare di reduci della Prima Guerra Mondiale legata alla SPD, con due milioni di iscritti, la Federazione Sportiva dei Lavoratori, i sindacati ADGB (operai) e AFA-Bund (impiegati).

Lo “Eiserne Front” aveva lo scopo di combattere i nazisti sul piano in cui avevano dimostrato maggiore efficacia: quello propagandistico. Era necessaria una organizzazione spontanea e di massa, come il Fronte, per rivitalizzare e mobilitare la base socialista.
Il logo delle tre frecce fu creato, su richiesta di Karl Höltermann, presidente del “Reichsbanner”, che voleva accentuare il carattere militare di quest’ultimo vista la rapida ascesa dei nazisti, da Carlo Mierendorff, intellettuale e deputato della SPD, e da Sergei Chakhotin (già assistente del fisiologo russo Ivan Pavlov) dopo un suo approfondito studio su base scientifica, storica, psicologica e sociologica (alcuni anni dopo riassunto nel libro “Lo stupro delle masse. La psicologia della propaganda politica totalitaria”, pubblicato in Francia nel 1939 e quasi subito censurato dal governo francese).

Chakhotin era stato un militante del partito socialdemocratico (menscevico) russo, ed era fuggito in Germania dopo l’avvento del regime comunista. L’idea delle “Tre frecce” gli venne mentre passeggiava per le strade di Heidelberg; notò su di un muro una svastica nazista sbarrata da una riga di gesso: da qui l’immagine del “cerchio antifascista”, un simbolo composto da una circonferenza che racchiude tre frecce parallele stilizzate, inclinate di 45 gradi e con la punta orientata verso il basso, da destra verso sinistra.
Secondo Chakhotin, le tre frecce mostravano la volontà di schiacciare le forze che minacciavano la Repubblica di Weimar, sopratutto il nazismo. Inoltre, il nuovo simbolo era facilmente riproducibile sui muri ed aveva “il vantaggio di non poter essere distrutto: i nostri avversari non possono sovrapporre il loro simbolo al nostro, come invece possiamo fare noi, perché, anche se lo facessero, in questo caso la svastica sembrerebbe ancora cancellata dalle tre frecce”.

Sono diverse le interpretazioni del significato delle tre frecce. Una delle ipotesi è che lo “Eiserne Front” avesse voluto rappresentare i tre nemici della democrazia: il comunismo, il nazismo e la reazione monarchica.
Altri invece hanno ipotizzato che ogni freccia rappresenti una delle colonne portanti del movimento operaio tedesco: il partito, il sindacato e il “Reichsbanner”, che esprimevano rispettivamente la forza politica, la forza economica e la forza militare dello “Eiserne Front”.
Le “Tre Frecce” furono utilizzate negli anni ’30 anche dal Partito Socialdemocratico Austriaco, dalla Sezione Francese dell’Internazionale Operaia (SFIO), dai socialisti belgi e dai reparti della milizia repubblicana nella guerra civile di Spagna.

In Italia furono presenti per qualche anno, assieme alla falce ed al martello, nel simbolo del Partito Socialista dei Lavoratori Italiani, nato dalla scissione di palazzo Barberini (1947).

Oggi questo simbolo si è diffuso, in un’accezione differente rispetto all’originale socialdemocratico, in gruppi anticapitalisti, ispirati ad ideologie socialiste rivoluzionarie, comuniste ed anarchiche, portatori di un antagonismo anti-istituzionale dall’origine, mentre il “Fronte di Ferro” era una risposta ad un movimento totalitario emergente, il nazismo, che realizzò esso il rovesciamento delle istituzionali. Lo stesso Chakhotin considerava l’anarchismo tra le eccentricità politiche, ritenendolo un fenomeno estraneo alla normalità sociale e politica delle collettività in tempi di pace.
Lo scrittore Fred Uhlman (negli anni ’30 dirigente della SPD) ricordava: “La resistenza dei socialdemocratici contro il nazismo fu tanto più difficile perché dovevamo lottare su due fronti. I comunisti, ciechi e stupidi come in tante altre occasioni, e probabilmente in ossequio a una qualche direttiva proveniente da Mosca, avevano deciso che il principale nemico non erano i nazisti ma i “Sozialfaschisten” [i “socialfascisti”, cioè i socialdemocratici]. Mentre le loro truppe d’assalto paramilitari aggredivano il nostro ‘Reichsbanner’, essi cercavano di impadronirsi non soltanto dei sindacati ma perfino delle associazioni musicali, dei club sportivi, ecc … , usando tutti i trucchi, anche i più sleali”.

da una ricerca di Nicolino Corrado

 

“Contro Papen [leader dei monarchici], Hitler, Thalmann [leader dei comunisti]: lista 2 Socialdemocratici”.
Le “Tre frecce” della socialdemocrazia colpiscono i nemici della democrazia:

la reazione monarchica,

il nazismo e

il comunismo.
Manifesto della SPD per le elezioni politiche del 1932