UN SOCIALISTA AL GOVERNO. GIACOMO BRODOLINI: IL MINISTRO DEI LAVORATORI

di Vittorio Valenza

Negli ultimi decenni, il centrodestra e il centrosinistra,  sembrano impegnati in una non nobile competizione: demolire, pezzo dopo pezzo, l’edificio delle conquiste economiche e sociali costruito, a partire dai primi anni ’60, per impulso del Partito socialista italiano.

In particolare, il bersaglio prediletto sono le leggi, vedi lo Statuto dei lavoratori e l’ordinamento previdenziale, che portano la firma di Giacomo Brodolini, “il Ministro dei lavoratori ”.

Arturo Carlo Temolo Giacomo Brodolini nasce a Recanati, nelle Marche, il 19 luglio del 1920. Studente a Bologna, allo scoppio della guerra è richiamato e partecipa, come ufficiale di complemento, alle campagne di Albania e di Grecia. Rimpatriato, è trasferito in Sardegna, dove rimane fino all’armistizio dell’8 settembre ‘43. Nell’isola, conosce Emilio Lussu, uno dei fondatori del Partito d’azione. E a questo partito aderisce nel 1946.

Nel 1947, dopo il deludente risultato nella consultazione per l’Assemblea costituente, il Partito d’azione si scioglie. Giacomo Brodolini, insieme a Emilio Lussu, a Riccardo Lombardi e a Francesco De Martino, è tra coloro che scelgono di continuare la milizia politica nelle file del Partito socialista italiano. Segretario della Federazione socialista di Ancona, nel 1950, Brodolini viene chiamato a Roma a ricoprire l’incarico di segretario nazionale della Federazione degli edili della Cgil, la Fillea. Cinque anni dopo, diventa vice segretario della Confederazione che, in quegli anni, è guidata da Giuseppe Di Vittorio.

Nel 1960, riprende l’attività di partito e, nel 1963, viene eletto vicesegretario nazionale del Psi. Manterrà la carica anche con l’unificazione del Psi con lo Psdi, finché, il 13 dicembre 1968, diventa ministro del Lavoro nel governo guidato da Mariano Rumor. Da subito, manifesta i suoi intendimenti. Trascorre la notte del Natale del ‘68 nella tenda piantata davanti a Montecitorio dagli operai della Apollon, una fabbrica a rischio di chiusura. È l’occasione per dimostrare di non essere il solito ministro della mediazione, ma di stare “da una parte sola, dalla parte dei lavoratori”. Pochi giorni più tardi, il 4 gennaio del 1969, è la volta di Avola. Nel paese agricolo della Sicilia, nel corso di scontri tra la polizia e i braccianti, due lavoratori erano stati uccisi. Giacomo Brodolini accorre.

Porta solidarietà ai braccianti in lotta e annuncia la sua volontà di costruire una legge, uno “statuto” che affermi e protegga i diritti dei lavoratori e delle loro organizzazioni. Nei sei mesi successivi – il governo Rumor cadrà, infatti, il 5 luglio del ’69- benché già gravemente malato, tanto che morirà l’11 luglio, la sua azione è travolgente: Giacomo Brodolini si conquista un posto nella storia. Realizza o avvia una serie di riforme sociali che è poco definire decisive e che tuttora rappresentano delle vere e proprie pietre miliari sulla strada dell’emancipazione dei lavoratori: l’abolizione delle cosiddette “gabbie salariali”, la storica riforma delle pensioni, con il passaggio rivoluzionario dal sistema “a capitalizzazionea quello “a ripartizione”; la riforma del collocamento con l’eliminazione del cosiddetto “caporalato”, cioè dell’odioso mercato della manodopera, il risanamento del sistema mutualistico e, infine, quello che è ancora un fondamentale punto di riferimento: lo Statuto dei lavoratori.

Leggi e ordinamenti, bollati come “marxisti” dall’allora leader liberale Giovanni Malagodi, che hanno consentito di “alzare il capo” a chi fino allora lo aveva dovuto chinare. Infatti, anche e soprattutto grazie alla sua opera furono messi al bando l’intimidazione, i ricatti, le repressioni e il selvaggio sfruttamento che, come Pietro Nenni aveva denunciato aprendo i lavori del XXI congresso del Psi, nell’aprile 1955, ancora segnavano la vita dei lavoratori nelle fabbriche e nei campi.

Per questo, Giacomo Brodolini non fu un Ministro del lavoro, bensì “il Ministro dei lavoratori”.

Le riforme dei socialisti con il centro sinistra

L’ingresso del Partito socialista italiano al governo produsse, negli anni ’60, una decisa modernizzazione del cosiddetto welfare state italiano. Le riforme introdotte riuscirono a colmare i gravi divari che separavano la legislazione sociale italiana da quella degli altri principali paesi europei. Gli anni ‘60 rappresentano, dunque, un momento di grande miglioramento nelle condizioni di lavoro e di vita della classe lavoratrice. Molte furono le riforme, gli ordinamenti e i cambiamenti che ebbero come finalità la ridistribuzione del reddito e della ricchezza. Ci limitiamo, qui, a elencare i principali provvedimenti di carattere sociale realizzati tra il 1962 e il 1973.

Anno 1962:

  • Legge numero 167 del 18 aprile: nuove norme sulle aree edificabili contro la speculazione e a favore dell’edilizia economica;
  • Legge numero 1338 del 12 agosto: introduzione della tredicesima mensilità e delle aggiunte di famiglia per i pensionati;
  • Legge numero 1859 del 31 dicembre: estensione dell’obbligo scolastico fino ai 14 anni e istituzione della scuola media unificata.

Anno 1963:

  • Legge numero 15 del 19 gennaio: estensione della tutela contro le malattie professionali agli artigiani;
  • Legge numero 77 del 3 febbraio: creazione della gestione speciale per l’edilizia nell’ambito della Cigi (Cassa integrazione guadagni per l’industria);
  • Legge numero 60 del 14 febbraio: abolizione dell’Ina-Casa e istituzione della Gestione case per i lavoratori italiani (Gescal);
  • Legge numero 80 del 14 febbraio: introduzione del presalario;
  • Legge numero 260 del 26 febbraio: estensione dell’assicurazione sanitaria obbligatoria agli artigiani pensionati;
  • Legge numero 329 del 26 febbraio: introduzione dell’assistenza farmaceutica gratuita;
  • Legge numero 389 del 5 marzo: introduzione di uno schema assicurativo volontario per le casalinghe.

Anno 1965:

  • Legge numero 1124 del 30 giugno: Testo unico delle norme in materia di infortuni e malattie professionali;
  • Legge numero 903 del 21 luglio: rivalutazione delle pensioni, introduzione delle pensioni d’anzianità, istituzione della pensione sociale.

Anno 1966:

  • Legge numero 129 del 29 marzo: aumento dell’indennità ordinaria della Cassa integrazione guadagni dell’industria;
  • Legge numero 613 del 22 luglio: estensione dell’assicurazione sanitaria obbligatoria ai commercianti.

Anno 1967:

  • Legge numero 369 del 29 maggio: estensione dell’assicurazione sanitaria obbligatoria ai coltivatori diretti e ai disoccupati;
  • Legge numero 587 del 14 luglio: estensione degli assegni familiari ai coltivatori diretti, mezzadri e coloni;
  • Legge numero 765 del 6 agosto: provvedimenti urgenti per l’edilizia, nuovi vincoli sulle aree edificabili.

Anno 1968:

  • Legge numero 132 del 12 febbraio 1968: riforma della Sanità e trasformazione degli ospedali da Ipab a enti ospedalieri;
  • Legge numero 44 del 10 marzo: istituzione della scuola materna;
  • Leggi numero 238 del 18 marzo e numero 488 del 27 aprile: riforma delle pensioni con l’introduzione del sistema retributivo;
  • Legge numero 1115 del 5 novembre: estensione degli assegni familiari ai disoccupati e introduzione dei trattamenti integrativi di disoccupazione per i lavoratori del settore industriale in caso di chiusura parziale o licenziamento collettivo.

Anno 1969:

  • Legge numero 153 del 30 aprile: miglioramento della riforma pensionistica realizzata nel 1968;
  • Legge numero 910 dell’11 dicembre: liberalizzazione degli accessi all’Università.

Anno 1970:

  • Legge numero 12 del 2 febbraio: introduzione dei trattamenti speciali di disoccupazione per i lavoratori edili;
  • Legge numero 14 del 2 febbraio: estensione delle integrazioni salariali alle imprese artigiane nel settore edile;
  • Legge numero 83 del 21 marzo: riforma del collocamento in agricoltura.

Anno 1971:

  • Legge numero 865 del 22 ottobre: riforma della casa;
  • Legge numero 1044 del 6 dicembre: disposizioni e impegno finanziario dello Stato per la costruzione di asili nido in ogni Comune;
  • Legge numero 1058 del 6 dicembre: estensione delle integrazioni salariali ai lavoratori delle imprese minerarie;
  • Legge numero 1204 del 30 dicembre: nuove norme per la tutela della maternità.

Anno 1972:

  • Legge numero 4 del 14 gennaio: trasferimento alle Regioni delle competenze in materia sanitaria;
  • Legge numero 10 del 14 gennaio: trasferimento alle Regioni delle competenze in materia di assistenza scolastica;
  • Legge numero 9 del 15 gennaio: trasferimento alle Regioni delle competenze in materia di assistenza e beneficenza pubblica;
  • Legge numero 10 del 15 gennaio: trasferimento alle Regioni delle competenze in materia di formazione professionale;
  • Legge numero 48 del 5 agosto: estensione dell’assicurazione sanitaria obbligatoria agli ultrasessantacinquenni sprovvisti di reddito;
  • Legge numero 457 dell’8 agosto: istituzione della Cassa integrazione dei salari per i dipendenti da imprese agricole (Oga).

Anno 1973:

  • Legge numero 267 del 30 giugno: indicizzazione al costo della vita delle pensioni sociali.

 

Il Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat conferì al Ministro socialista, dopo la sua scomparsa, la Medaglia d’oro al valor civile con la seguente motivazione: “Esempio altissimo di tenace impegno politico, dedicava, con instancabile e appassionata opera, ogni sua energia al conseguimento di una più alta giustizia sociale, dando prima come sindacalista, successivamente come parlamentare e, infine, come ministro per il Lavoro e la Previdenza sociale, notevolissimo apporto alla soluzione di gravi e complessi problemi interessanti il mondo del lavoro. Colpito da inesorabile male e pur conscio della imminenza della sua fine, offriva prove di somma virtù civica, continuando a svolgere, sino all’ ultimo, con ferma determinazione e con immutato fervore, le funzioni del suo incarico ministeriale, in una suprema riaffermazione degli ideali che avevano costantemente ispirato la sua azione”.

La Tribuna di Lodi