La legge 194 è inapplicata, l’Italia torna in piazza

Presidi e cortei nella “Giornata mondiale per il diritto all’aborto sicuro e legale”. Una norma “di fatto svuotata dalla troppa obiezione di coscienza”, spiega il segretario generale Cgil Susanna Camusso. Da Nord a Sud, leggi tutti gli appuntamenti.

La legge 194 sull’interruzione volontaria della gravidanza è del 22 maggio 1978. Sono ormai passati quarant’anni, ma quel diritto è sempre più messo in discussione. Ecco allora che le donne tornano in piazza oggi (giovedì 28 settembre), in tutta Italia, in occasione della Giornata mondiale per il diritto all’aborto sicuro e legale (www.september28.org), per “rivendicare ancora una volta – scrive la Cgil – il diritto alla libertà di scelta e all’autodeterminazione delle donne, il diritto a vedere applicata una legge dello Stato, di fatto svuotata dalla troppa obiezione di coscienza”.

L’obiezione di coscienza per il personale sanitario è prevista dalla legge 194. Ma quest’ultima, spiega la Confederazione, ha raggiunto “dimensioni preoccupanti, come certifica anche l’ultima relazione del ministero della Salute, che quantifica l’obiezione di coscienza tra i ginecologi al 70,7 per cento, con punte del 90 in alcune regioni” (come Trentino Alto Adige, Molise e Basilicata). “La gravità del fenomeno – conclude la Cgil – è stata dimostrata dall’accoglimento, e dalla successiva condanna del nostro Paese, di due ricorsi, uno dei quali presentato dalla Cgil al Consiglio d’Europa per violazione del diritto alla salute delle donne”.

“Le donne hanno diritto, in tempi brevi e certi, a vedersi finalmente garantito negli ospedali quanto previsto dalla legge 194”. Così la responsabile delle Politiche di genere della Cgil nazionale, Loredana Taddei: “L’Italia, a causa della sempre più estesa obiezione di coscienza, è in fondo alla graduatoria europea per la tutela della salute di coloro che vogliono abortire. Donne costrette a spostarsi da una struttura all’altra, anche in regioni diverse o addirittura a recarsi all’estero per trovare un ente ospedaliero che assicuri loro la prestazione richiesta. È dovere del governo rimuovere gli ostacoli alla piena e corretta applicazione della legge 194”.

A Milano Cgil Milano e Cgil Lombardia promuovono un flash mob davanti al Consultorio familiare di piazzale Accursio 7 (alle ore 10). “In Lombardia il rapporto tra abitanti e consultori è ben lontano sia da quanto previsto dalla legge sia dalla media nazionale: il dato medio è stimabile in una struttura ogni 27 mila abitanti, soprattutto è fortemente condizionato dal minor numero di strutture pubbliche” denunciano le due strutture sindacali, annunciando la loro presenza anche alla manifestazione del pomeriggio (alle ore 18 davanti a Palazzo Lombardia) organizzata da un pool di associazioni. I sindacati sottolineano anche “l’aumento del numero dei consultori privati accreditati – un quarto del totale nel 2010, un terzo del 2017 – che non erogano le prestazioni relative all’interruzione volontaria di gravidanza, con un’intollerabile obiezione di struttura“. Infine, se a ciò si aggiunge “che il ricorso all’aborto farmacologico con la RU486 è minimo perché si chiede il ricovero ospedaliero per tre giorni, diversamente dal resto d’Italia”, è evidente come per le donne “interrompere volontariamente una gravidanza divenga un vero percorso a ostacoli, del tutto intollerabile”.

Fonte: rassegna.it

Copie Avanti! a cura della redazione di Socialismo Italiano 1892

Avanti! 17-18 maggio 1981

Avanti! 19 maggio 1981

Avanti! 20 maggio 1981