Giustizia, il No nel referendum per difendere la democrazia
di Alfiero Grandi | La corsa verso il referendum costituzionale sulla legge Nordio – che cambia la Costituzione sulla magistratura – è iniziato. È curioso leggere, solo ora, del bisogno di una terza via tra il Si e il No nel referendum come scrive Stefano Folli. Il governo ha assunto l’iniziativa di presentare il testo della proposta di legge per cambiare la Costituzione su un punto importante e delicato come la magistratura e l’ha imposto ad un Parlamento asservito che l’ha approvato senza alcuna modifica. Certo, questo avviene a causa di una legge elettorale assurda che ha regalato a chi ha ottenuto il 44 % dei voti il 59 % dei parlamentari (un iper maggioritario di fatto) e questo ha spinto il governo a imporre la sua proposta non solo all’opposizione ma anche ai parlamentari della sua maggioranza, senza alcun tentativo di raggiungere un consenso ampio. Hanno svuotato il ruolo del Parlamento Così è stato reso puramente formale il ruolo del Parlamento che invece secondo Costituzione dovrebbe essere il protagonista assoluto nell’approvazione delle leggi, tanto più quando si interviene sulla Costituzione. Questo ha avuto la conseguenza di comprimere ulteriormente il ruolo delle Camere, già ai minimi termini per un uso smodato dei decreti legge, dei continui voti di fiducia a raffica, ecc. La prima grande modifica della Costituzione attuata senza dirlo e largamente sottovalutata è proprio quella che ha fatto in modo che il Parlamento non abbia più il ruolo fondamentale di rappresentanza delle elettrici e degli elettori e il governo eserciti non solo il suo potere esecutivo ma anche gran parte di quello legislativo. Ad esempio la legge di bilancio all’esame del Parlamento confermerà – purtroppo – che le Camere hanno di fatto perso il loro ruolo, sia pure a turno. Infatti solo la Camera dei deputati esaminerà la legge di bilancio, il Senato potrà solo confermare il testo. È un bicameralismo che funziona a turno, alternato, è una modifica della Costituzione di fatto senza neppure averla approvata. Il testo della legge Nordio proposto dal governo è identico a quello approvato in via definitiva ed è la conferma che il governo ha invaso e ridotto il ruolo del Parlamento a mera ratifica. Questo conferma che è indispensabile una nuova legge elettorale che deve restituire al Parlamento il ruolo di rappresentare il corpo elettorale e questo può avvenire solo se deputati e senatori rispondono agli elettori, non ai capi partito che oggi di fatto li nominano dall’alto. La legge Nordio viene detta per la separazione delle carriere: nulla di più falso. La separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri è già stata attuata a Costituzione vigente, riducendo la possibilità di passare da un ruolo all’altro a una sola volta. Sono ormai pochissimi i magistrati che passano da un ruolo all’altro, nessuno può negarlo, eppure si vuole modificare comunque la Costituzione per ottenere quello che è possibile senza modifiche. Perché? Perché si vuole negare ai magistrati di essere un corpo unico, autonomo, la cui indipendenza è garantita dalla Costituzione, con la stessa formazione, a garanzia e tutela dei diritti dei cittadini (imputati compresi) con il diritto di eleggere la loro rappresentanza nel Consiglio superiore della magistratura che ha compiti di rappresentanza e di governo su tutta la carriera dei magistrati, dall’assunzione alla carriera. C’ è stato un disdicevole caso Palamara? Vero. Ma questa bruttura è stata affrontata e risolta con questa Costituzione e questo ordinamento della magistratura, prenderlo a pretesto per cambiare la Costituzione è una forzatura per mettere sotto scopa i magistrati. Del resto Giorgia Meloni e esponenti di rilievo della maggioranza di destra hanno chiarito benissimo le loro ragioni, per evitare presunte “invasioni di campo” della magistratura sugli atti del governo nella convinzione, sbagliata e incostituzionale, che in una democrazia chi è eletto (anche nel caso che non abbia il consenso della maggioranza degli elettori) non debba subire vincoli, controlli, in sostanza sarebbe legibus solutus, e possa agire liberamente. La destra al governo ha dimostrato una forte allergia per i controlli e i contrappesi e pensa di poter fare e disfare tutto come meglio crede, ancora di più perché ringalluzzita dall’esempio antidemocratico di Trump, non a caso considerato un riferimento politico dalle destre mondiali. La magistratura ha ricordato al governo in diverse occasioni che avere la maggioranza parlamentare non dà il diritto di prendere decisioni in contrasto con principi fondamentali italiani, europei ed internazionali, senza coerenza con la Costituzione e con le leggi in vigore. Questa è la funzione della magistratura. Come dovrebbe essere per tutti gli organi indipendenti e di controllo. Basta pensare al fastidio dimostrato dal governo per le valutazioni critiche di Banca di Italia, IPB, Istat, Corte dei Conti sulla attuale proposta del governo di legge di bilancio. Il fastidio per le critiche sta raggiungendo livelli di guardia. Il governo di Giorgia Meloni ha deciso di iniziare dalla magistratura, negando con la legge Nordio ai magistrati il diritto di eleggere i loro rappresentanti, che invece verrebbero sorteggiati (dobbiamo aspettarci il sorteggio anche per entrare in Parlamento?), il CSM verrebbe diviso in due (giudici e pubblici ministeri), con un’evidente perdita di ruolo di entrambe le carriere, la parte disciplinare verrebbe trasferita dal CSM ad un altro organo diverso, esterno. Così l’autogoverno della magistratura verrebbe colpito duramente e sarebbe il primo passo per mettere in riga i magistrati. Del resto non è solo un problema italiano. In tutti i paesi che hanno evoluzioni verso l’autocrazia l’indipendenza della magistratura è la prima vittima. È chiaro che se la modifica costituzionale del governo Meloni dovesse avere la maggioranza nel prossimo referendum la destra al governo metterebbe subito avanti il premierato o almeno una versione della legge elettorale che dovrebbe ottenere – seguendo i consigli di D’Alimonte – un risultato in quella direzione. È in gioco la natura della nostra democrazia che potrebbe evolversi verso un’autocrazia, anzi una vera e propria capocrazia. A sinistra c’è chi sottovaluta o è addirittura d’accordo con la destra? Pazienza! La cosa importante è che elettrici ed elettori siano resi consapevoli della posta in …
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