LA SANITA’ PUBBLICA IN ITALIA. QUALI PROSPETTIVE?

di Luigi Ferro

Presidente Socialismo XXI |

Si è svolta a Roma il 7 febbraio scorso presso la sede di via Edgardo Ferrati, 12 alla Garbatella l’iniziativa “La Sanità Pubblica in Italia. Quali Prospettive?”.
Dopo l’ introduzione del moderatore Giulio Natalini, sono intervenuti l’ing. Carlo Saponetti, gia’ direttore generale dell’ ASL Roma1, Umberto Costi, medico e segretario nazionale Socialdemocrazia, e per le conclusioni l’Avv. Luigi Ferro, Presidente Nazionale di Socialismo XXI.

Gli interventi hanno evidenziato le criticità presenti nella sanità pubblica italiana, comunque una eccellenza che il mondo ci invidia, ma anche l’urgenza di interventi necessari per migliorare il servizio sanitario nazionale contro la politica dei tagli che in questi anni ha ridotto la capacità dell’offerta e delle prestazione sanitarie avviando di fatto un processo di privatizzazione del SSN.

All’esito della discussione per migliorare la sanità e per implementarla sono stati indicati gli interventi necessari per una sanità di qualità e pubblica, ovvero che garantisca l’accesso gratuito alle prestazioni sanitarie a tutti i cittadini:

  • difendere il principio universalistico della sanità italiana e quindi il diritto alla salute;
  • di tornare dalle regioni allo Stato per l’inadeguatezza delle stesse di gestire i fondi e la spesa nel settore sanitario locale;
  • no ai tagli di spesa;
  • spendere bene e subito i fondi del PNRR destinati alla sanità;
  • adottare una legge comune in fatto di digitalizzazione con riguardo al fascicolo sanitario di ogni cittadino;
  • ridurre le liste di attesa con il coinvolgimento delle strutture sanitarie convenzionate;
  • rifondazione della medicina territoriale;
  • adeguamento economico del personale sanitario;
  • implementazione del personale sanitario, medici ed infermieri con accesso senza ostacoli alle facoltà di medicina, veterinaria e di scienze infermieritistiche per alcuni anni;
  • sblocco del turn over;
  • vigilare sulla legge per l’Autonomia Differenziata al fine di evitare nuove forme di disuguaglianza sociale in un settore essenziale che rappresenta una parte rilevante del welfare;
  • non penalizzare i bisogni dell’utenza.

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