TRA FLAT TAX E FISCO FOGNA

di Renato Costanzo Gatti

Socialismo XXI Lazio |

C’era una volta un fisco ispirato a criteri di progressività, oggi, nel programma di governo, c’è l’obiettivo della flat tax, ovvero di una imposizione proporzionale e non più progressiva.

Quindi le riforme fiscali attuate in questi anni hanno visto l’attuazione di provvedimenti che attuano questo passaggio da un fisco progressivo (come vorrebbe la Costituzione) ad un fisco discriminante, un fisco che applica aliquote fisse a diversi tipi di reddito:

  • Aliquota fissa del 15% per i forfettari che fatturano fino a 85.000 €.
  • Aliquota fissa del 5% per i forfettari nei primi 5 anni di attività.
  • Aliquota fissa del 12% sugli interessi dei titoli di stato.
  • Aliquota fissa del 26% su interessi e utili da capitale.
  • Aliquota fissa del 21% su proventi da locazioni.
  • Aliquota fissa del 10% su proventi da locazioni ad equo canone.

Tutte aliquote ben inferiori a quelle applicate a lavoratori, pensionati e pochi altri soggetti a IRPEF per i quali la nuova legge di stabilità riduce gli scaglioni da quattro a tre, ovvero:

  • Fino a 28.000 € aliquota del 23%
  • Oltre 28.000 € e fino a 50.000 € aliquota del 35%
  • Oltre i 50.000 € aliquota del 43%

Questa semplificazione, che sembra un avvicinamento all’aliquota unica, conosce però una complicazione per quanto riguarda le deduzioni dall’imponibile e le detrazioni di imposta, ovvero le nuove norme intervengono nel calcolo delle imposte prevedendo correzioni all’imponibile o detrazioni all’imposta determinando una aliquota effettiva ben diversa dalle tre aliquote formali sopra elencate.

Ad esempio, la detrazione dall’imposta lorda peri redditi fino a 15.000 € è di 1.955 €; ai dipendenti con reddito complessivo non superiore a 20.000 € è riconosciuta una somma determinata applicando al reddito la percentuale corrispondente del 7.1% se il reddito non è superiore a 8.500 €, del 5,3% se il reddito è superiore a 8.500 € ma non a 15.000€, del 4,8% se il reddito è superiore a 15.000 €.

Viene inoltre prevista, per i dipendenti con un reddito complessivo superiore a 20.000 €, una detrazione pari a 1.000 € se l’ammontare del reddito è superiore a 20.000 € ma non a 32.000 €. L’importo per chi ha un reddito superiore a 20.000 € ma non a 40.000 €, spetta una detrazione pari al prodotto tra 1.000 € e l’importo corrispondente al rapporto tra 40.000 €, diminuito del reddito complessivo, e 8.000 €.

Non dimentichiamo poi il bonus Renzi compresa l’assurda clausola per cui fino a 8.173 € esso non si applica, mentre a 8.175 € scatta integralmente.

Insomma, questo insieme di norme discriminanti tra lavoratori dipendenti ed altri soggetti IRPEF comporta una selva di aliquote effettive simili ad un vespaio di aliquote marginali sconcertanti.

Riprendo da un articolo di Vincenzo Visco la seguente, parziale, conclusione:

 Gli scaglioni effettivi risultano essere: 0 – 15.000 euro 23%; 15.001 – 28.000 euro 32.15%; 28.001 – 32.000 euro 40.41%; 32.001 – 40.000 euro 56.18%; 40.001 – 50.000 euro 43.68%; oltre 50.000 euro 43%.

Una situazione incredibilmente complessa e iniqua che peggiora una situazione fiscale già disastrosa per i fenomeni di fiscal drag e di colossale evasione.      

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