di Renato Costanzo Gatti
Socialismo XXI Lazio |
Il numero 47 che vediamo sventolare alle manifestazioni di Trump fa riferimento al programma elettorale di Trump che potrebbe essere il 47esimo presidente degli Stati Uniti.
Traggo da wikipedia i punti principali del programma 47:
- Dichiarare guerra ai cartelli della droga;
- Proteggere gli studenti dalla sinistra radicale;
- Affrontare l’aumento delle malattie croniche infantili;
- Smantellare lo stato profondo e restituire il potere al popolo americano;
- Reclamare l’indipendenza degli Stati Uniti riducendo il catastrofico deficit commerciale avvenuto sotto la presidenza di Joe Biden;
- Costruire un nuovo scudo di difesa missilistica;
- Proteggere Medicare e la Previdenza Sociale;
- Fermare lo spionaggio cinese e diminuire il divario nella bilancia commerciale fra Stati Uniti e Repubblica Popolare di Cina.
Premetto che la campagna elettorale statunitense (da entrambe le parti) è di un livello così infimo da provarne schifo e ribrezzo; tuttavia non posso disinteressarmi in particolare per individuare cosa sarà il mondo dopo queste elezioni, specialmente se vince Trump.
In primis vincerebbe un ex presidente che alla precedenti elezioni ha tentato un colpo di stato con Capitol Hills, e che oggi si propone come “dittatore”.
Il cuore della sua politica pulsa su due elementi: l’immigrazione e la maganomics (Make America Great Again economics); sulla seconda mi voglio soffermare:
Il grande nemico è la Cina da cui gli USA importano in modo pesante versando dollari alla Cina esportatrice che con i dollari ha acquistato molto debito pubblico USA ma che sta portando avanti, con la politica dei Brics, una politica che attacca alla base “l’esorbitante” privilegio di cui gode il dollaro. Tenuto come riserva da tutte le banche mondiali il dollaro viene così tolto dalla circolazione contrastando l’inflazione che deriverebbe dalla libera circolazione dei dollari stampati ed emessi. La dedollarizzazione messa in atto dai Brics costituisce la più potente arma utilizzabile dal sud globale e pare avere crescente successo.
Ecco che allora nel programma di Trump si legge di dazi su tutte le importazioni a livelli che verso la Cina salirebbero al 60%, ma non basta, si legge che è prevista una punizione al 100% di dazi verso quei paesi che rifiutassero di tenere le riserve bancarie in dollari.
Con l’introito dei nuovi dazi il programma Trump pensa di finanziare il grosso buco nelle entrate derivanti da una massiccia operazione di “meno tasse per tutti” ma in particolare per le imprese. Facile leggere una contraddizione nel fatto che se la campagna di dazi ha successo le importazioni diminuiscono fino alla scomparsa per cui il gettito di dazi scende a zero, non potendo così compensare le minori imposte locali incassate.
Non si legge nulla di esplicito per i programmi verso l’Europa, ma non vi è dubbio che sarà richiesto all’Europa il rispetto del 2% per le spese NATO e non sono esclusi dazi anche per le importazioni dall’Europa. Val la pena che con l’IRA di Biden i dazi contro l’Europa sono già stati introdotti sotto forma di negati sussidi per le produzioni extra USA.
Sarebbe ingenuo fermarsi qui e non cercare di immaginare cosa diventerebbe il mondo dal momento in cui gli USA mettessero dazi su tutte le importazioni, prima dai paesi Brics, poi da tutti i paesi (intendo l’Europa). La divisione del mondo in blocchi contrapposti; le ritorsioni dei dazi cui dovranno ricorrere i paesi discriminati; le conseguenze sui costi dell’energia, l’inflazione mondiale, la fine di un mondo che tramite il WTO tendeva ad una globalizzazione economica.
Su tutto dominerebbe il problema di Taiwan, elemento strumentale usato dagli USA per continuare nella escalation militare contro la Cina, escalation in cui saremmo coinvolti essendo la NATO sempre più coinvolta nella lotta nel Pacifico come dimostrato dall’esistenza della NATO PLUS (vedasi mio articolo di qualche settimana fa).
L’orizzonte si incupisce e l’Europa sembra paralizzata in un silenzio subalterno.
E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete.