A proposito di Marcia su Roma

A proposito di Marcia su Roma e delle sue conseguenze, ricordiamo cosa accadde il 28 ottobre di 95 anni fa.
Mussolini non vi partecipò, soprattutto perché non era sicuro che quella marcia avrebbe avuto successo, in quanto non sapeva ancora che il re non avrebbe firmato lo stato di assedio. Il re non firmò e i fascisti ebbero campo libero, anche se qualcuno di loro ci rimise la pelle perché ad alcuni reparti dell’Esercito la notizia arrivò tardi. I fascisti erano effettivamente tanti ma male armati, entrarono a Roma solo il 30, dopo che il re ebbe invitato Mussolini a formare un nuovo governo, si provò a tergiversare offrendogli una coabitazione con Salandra, ma il Duce rifiutò sdegnosamente ed accettò di andare a Roma solo previo invito telegrafico scritto di un delegato del re.

Le forze della sinistra di allora restarono paralizzate, l’unica reazione si ebbe da parte di qualche gruppo sparso e minoritario di Arditi del Popolo, a Roma nel quartiere S. Lorenzo, tanto che lo stesso Nenni scriverà poi “non restava al partito socialista che galvanizzare, in un estremo tentativo di resistenza e di riscossa, le sue forze. Anche a battaglia ormai perduta, un atto di coraggio poteva salvare molte cose, poteva ad ogni modo lasciare il lievito di una rapida riscossa. Ma neppure di un estremo atto di fierezza e volontà ci mostrammo capaci

Dopo essersi insediato, il 16 novembre, Mussolini pronunciò un suo famoso discorso in cui, tra l’altro disse: “Potevo fare di quest’aula sorda e grigia un bivacco di manipoli: potevo sprangare il Parlamento e costituire un governo esclusivamente di fascisti. Potevo: ma non ho, almeno in questo primo tempo, voluto. Gli avversari sono rimasti nei loro rifugi: ne sono tranquillamente usciti, ed hanno ottenuto libera circolazione. Ho costituito un governo di coalizione e non già con l’intento di avere una maggioranza parlamentare, della quale posso benissimo fare a meno; ma per raccogliere in aiuto della Nazione boccheggiante quanti, al di sopra delle sfumature dei partiti, la stessa Nazione vogliono salvare”.
Dichiarazioni sprezzanti che però non impedirono alla maggioranza dei parlamentari, il giorno successivo, di votare la fiducia a Mussolini che la ottenne con 306 voti favorevoli, 116 contrari e 7 astenuti. Votarono contro solo comunisti e socialisti.
Lo stesso quotidiano Avanti! che non era ancora stato imbavagliato del tutto, titolò a piena pagina: “Il censimento degli invertebrati alla Camera“, seguiva un articolo di fondo dal titolo “Dalla tragedia alla farsa“. E non era finita lì
Il 25 novembre Mussolini chiese allo stesso Parlamento i pieni poteri, si discusse pochissimo e il voto fu ancora più schiacciante: 275 sì contro 90 no.
Ricordiamo che in quel parlamento i fascisti presenti erano ancora solo 35.
In pratica il Duce fu eletto dittatore “democraticamente”.
Attenzione dunque ai “miracoli” della “dementocrazia“.

Carlo Felici

 

Avanti! 18 novembre 1922