I Congresso – Genova 14 -15 agosto 1892

Atto Fondativo

PARTITO DEI LAVORATORI ITALIANI

Al Congresso di Genova, riunito nella Sala Sivori fu consumata la separazione tra anarchici e socialisti. Questo avvenne tra il 14 e il 15 agosto 1892. Nella sala dei “Carabinieri genovesi”, il corpo dei fucilieri garibaldini ci fu la fondazione del Partito dei lavoratori italiani. Al congresso parteciparono circa trecento società operaie di molte regioni d’Italia. Successivamente a Reggio Emilia il nome venne cambiato in Partito Socialista dei Lavoratori Italiani. Al congresso di Parma del 1895 assunse il nome Partito Socialista Italiano. E’ questo, senza dubbio, un fatto nuovo per la storia del nostro Paese: con la sua fondazione, e in più con l’enunciazione di un programma politico, nasce così un Partito autonomo della classe operaia, dopo anni di lotte e di discussioni. Nel Partito trovano posto le molte e disparate organizzazioni del movimento operaio e contadino, che erano state segnate fino ad allora da una grande varietà di tradizioni politiche e sindacali.

Programma

Considerando che nel presente ordinamento della società umana gli uomini sono costretti a vivere in due classi: da un lato i lavoratori sfruttati, dall’altro i capitalisti detentori e monopolizzatori delle ricchezze sociali;
che i salariati d’ambo i sessi, d’ogni arte e condizione, formano per la loro dipendenza economica il proletariato, costretto ad uno stato di miseria, d’inferiorità e di oppressione;
che tutti gli uomini, purché concorrano secondo le loro forze a creare e a mantenere i benefici della vita sociale, hanno lo stesso diritto a fruire di cotesti benefici, primo dei quali la sicurezza sociale dell’esistenza; riconoscendo
che gli attuali organismi economico-sociali, difesi dall’odierno sistema politico, rappresentano il predominio dei monopolizzatori delle ricchezze sociali e naturali sulla classe lavoratrice;
che i lavoratori non potranno conseguire la loro emancipazione se non mercé la socializzazione dei mezzi di lavoro (terre, miniere, fabbriche, mezzi di trasporto, ecc.) e la gestione sociale della produzione; ritenuto che tale scopo finale non può raggiungersi che mediante l’azione del proletariato organizzato in partito di classe, indipendente da tutti gli altri partiti, esplicantesi sotto il doppio aspetto:
1° della lotta di mestieri per i miglioramenti immediati della vita operaia (orari, salari, regolamenti di fabbrica, ecc.) lotta devoluta alle Camere del Lavoro ed alle altre Associazioni di arti e mestieri;
2° di una lotta più ampia e intesa a conquistare i poteri pubblici (Stato, Comuni, Amministrazioni pubbliche, ecc.) per trasformarli, da strumento che oggi sono di oppressione e di sfruttamento, in uno strumento per l’espropriazione economica e politica della classe dominante;
i lavoratori italiani, che si propongono la emancipazione della propria classe, deliberano:
di costituirsi in Partito, informato ai principi suesposti e retto dal seguente

Statuto Costituzione del Partito

Art. 1 – Tutte le Federazioni, Consociazioni, Consolati di Società e Società indipendenti, che fanno adesione al sopraesposto programma, sono costituite in Partito dei lavoratori italiani allo scopo, di difendere i salariati nella lotta per la loro emancipazione, sviluppando in essi la coscienza dei loro diritti, e organizzandoli preferibilmente arte per arte nei centri ove le condizioni del lavoro lo consentono.
Art. 2 – Tutte le Associazioni operaie di città o di campagna tendenti al miglioramento economico-sociale ed organizzate: col mutuo soccorso per malattia, disoccupazione, vecchiaia, inabilità al lavoro; colla cooperazione senza intenti di speculazione capitalista; colla difesa del lavoro mediante la resistenza, ecc. ecc., che vogliono far parte del Partito, devono essere composte di puri e semplici lavoratori d’ambo i sessi, di città o di campagna salariati, e alla dipendenza di padroni, intraprenditori, commercianti od amministrazioni qualsiasi. Sarà cura del Comitato di curare l’aggregazione dei lavoratori indipendenti, a seconda della loro arte o mestiere, a quella fra le Società che ne rappresenta e difende gli interessi speciali.
Sono pure ammesse le Associazioni operaie ed agricole amministrate o dirette da non lavoratori, purché per speciali condizioni locali, secondo il parere del Comitato centrale del Partito (riservata l’approvazione definitiva al successivo Congresso) conservino sempre il carattere di Associazione nell’interesse dei lavoratori.
Art. 3 – L’adesione delle Società al Partito implica l’impegno di procedere di comune accordo in tutto quanto riguarda l’applicazione del programma comune, i cui metodi saranno determinati nei Congressi.
Sarà salva l’autonomia delle singole Società o Federazioni in tutto ciò che non sia contrario all’interesse dell’organizzazione generale.
Art. 4 – In quelle regioni ove non esistono raggruppamenti di Società in Federazioni o Consolati sarà cura del Comitato centrale di organizzare le Società sparse in Federazioni locali del Partito dei lavoratori, senza intaccarne l’autonomia amministrativa.
Inoltre si adotterà ogni mezzo per far sì che le Società composte di diverse arti o mestieri, senza offenderne la compagine complessiva, adottino la ripartizione in diverse Sezioni professionali.
Art. 5 – L’adesione al Partito dei lavoratori italiani, come rispetta l’autonomia amministrativa delle Società aderenti, così non implica nessun cambiamento delle loro singole denominazioni.
Ciò non ostante il Comitato centrale curerà la propaganda affinché le nascenti Società s’ispirino nella loro costituzione ai principi e alle forme del programma del Partito, e che le Società già esistenti abbandonino le viete consuetudini di nomine onorarie e di amministratori a vita.

(Genova, agosto 1892)

Congressi

Congressi del Partito Socialista Italiano

Atto Fondativo

PARTITO DEI LAVORATORI ITALIANI

Al Congresso di Genova, riunito nella Sala Sivori fu consumata la separazione tra anarchici e socialisti. Questo avvenne tra il 14 e il 15 agosto 1892. Nella sala dei “Carabinieri genovesi”, il corpo dei fucilieri garibaldini ci fu la fondazione del Partito dei lavoratori italiani.

In settembre, il Partito dei Lavoratori Italiani si riunisce a congresso, nella città di Reggio Emilia, dove assume il nome di Partito Socialista dei Lavoratori Italiani (PSLI). Nel maggio dello stesso anno, in Sicilia, si contano 162 “Fasci” riuniti in una Federazione socialista siciliana.

Al 3° Congresso del Psi (Tenuto in clandestinità a causa dello scioglimento per decreto voluto da Crispi, il partito assume la denominazione di Partito Socialista Italiano).

La maggioranza conferma la struttura unitaria e non federale da dare al PSI e le decisioni prese al precedente congresso di Parma del gennaio 1895 circa l’appoggio elettorale da assicurare ai candidati che accettino “il programma minimo del partito”.

Al V congresso nazionale del PSI è approvato all’unanimità un ordine del giorno presentato da Anna Kuliscioff ed Ettore Reina, che riguarda l’atteggiamento del partito “di fronte al movimento economico del proletariato”.

VI congresso del Partito socialista, il primo dopo le persecuzioni del 1898. La tendenza riformista di Leonida Bissolati, Andrea Costa, Filippo Turati e Anna Kuliscioff prevale su quella intransigente di Enrico Ferri.

Vi partecipano i delegati di oltre 1.300 sezioni italiane. Si affrontano l’ala rivoluzionaria di Labriola e Ferri e quella riformista di Turati, Treves e Bonomi. L’ordine del giorno finale, approvato a maggioranza, afferma che l’azione del Partito Socialista è “riformista perchè rivoluzionaria, è rivoluzionaria perchè riformista”.

Nella sala del Bibiena del Teatro Comunale, che ospita la kermesse, campeggia un grande ritratto di Carlo Marx. Sono presenti 884 delegati, in rappresentanza di oltre 30 mila iscritti.

Emerge la nuova corrente integralista, capeggiata da Oddino Morgari e sostenuta da Enrico Ferri, che tenta un’opera di mediazione tra l’ala rivoluzionaria e quella riformista.

Il gruppo riformista riprende la direzione del partito, grazie all’accordo con una parte dell’ala massimalista e all’appoggio dei dirigenti della CGdL.

All’XI° congresso nazionale del Psi, che si tiene a Milano, si discute sull’eventualità di creare un partito del lavoro, sul modello del partito laburista inglese, inteso come una rappresentanza parlamentare direttamente emanata dal sindacato.

Il XII congresso nazionale (straordinario) del PSI, che si tiene a Modena, mette in evidenza la frattura irreversibile fra i riformisti di sinistra, come Filippo Turati e Giuseppe Emanuele Modigliani, decisi a passare all’opposizione per protestare contro la guerra coloniale…

Il XIII congresso del PSI segna una svolta nelle vicende del socialismo italiano. A nome della corrente rivoluzionaria, Benito Mussolini presenta una mozione, approvata con una maggioranza limitata, che proclama l’espulsione dal partito di Bissolati, Bonomi, Cabrini, per l’omaggio reso al re il 14 marzo.

Si afferma ancora la corrente rivoluzionaria, che conferma la tattica elettorale intransigente.

Al XV congresso del Psi che si tiene a Roma, prevale la corrente intransigente.

Prevale la linea dei massimalisti guidati da Giacinto Menotti Serrati che afferma il superamento del programma riformista e la necessità di agire in vista della presa del potere da parte del proletariato.

Durante il congresso del PSI l’ala comunista, guidata dal gruppo torinese dell’Ordine Nuovo e dai seguaci di Bordiga, abbandona i lavori e si riunisce al teatro San Marco: il 21 gennaio nasce il Partito comunista d’Italia.

Il XVIII Congresso del Partito Socialista Italiano si tenne a Milano dal 10 al 15 ottobre 1921, a pochi mesi dal drammatico Congresso di Livorno che aveva segnato la scissione tra socialisti e comunisti e la nascita del Partito Comunista d’Italia.

A Roma nel salone del Teatro del Popolo alle 10 si apre il XIX Congresso del Partito Socialista, con il saluto del segretario Fioritto alla Direzione. I delegati presenti sono circa 200.

In aprile, si apre il XX congresso socialista a Milano, che vede la sconfitta dei “fusionisti”.

Si apre il XXI congresso socialista in esilio. Nel 1930 PSI e PSU, sotto la spinta di Nenni e Saragat, si unificarono in un unico organismo che riprende il nome di Partito socialista italiano (PSI).

Nel XXII Congresso del PSI-IOS*, svoltosi in esilio a Marsiglia nell’aprile del 1933, Nenni fu eletto per la prima volta segretario politico del Partito socialista, sostituendo il suo predecessore Ugo Coccia, morto il 23 dicembre 1932.

Viene Approvato il programma presentato dal segretario Nenni, confermata l’unità d’azione con i comunisti nella prospettiva della costruzione di un fronte popolare di lotta contro il fascismo esteso anche ai massimalisti e a Giustizia e Libertà.

Aspro confronto fra «fusionisti», «autonomisti» e «gradualisti». Al centro della discussione il rapporto con il PCI. La mozione firmata da Nenni, Morandi e Basso, su cui confluisce l’area «fusionista» mozione Lizzadri, Tolloy, Mancinelli, che sostiene l’alleanza con il PCI, ottiene il 46%.

Si svolge all’ Università la Sapienza di Roma il XXV congresso del PSIUP . Si fronteggiano due linee. Nenni che sostiene la collaborazione con il PCI e una scelta neutralista in politica estera. Saragat che propone una linea di autonomia dal Pci e posizioni filoatlantiche.

Al cinema Astoria di Roma si svolge il XXVI Congresso. Si vota a favore del Fronte democratico popolare e per la presentazione di liste unitarie con il Pci.

Sul Congresso pesa la sconfitta del «Fronte» nelle elezioni 18 aprile. Si dimostra la difficoltà di costruire una maggioranza nel partito. Al Congresso prevale la linea di autonomia dal PCI.

Il Congresso di Firenze segna la sconfitta della Direzione uscente. Prevale con il 51% la sinistra di Nenni e Morandi. Nenni viene eletto segretario e Sandro Pertini direttore dell’Avanti!

Si svolge a Bologna, dal 17 al 21 gennaio, il 29° Congresso nazionale del Partito socialista italiano (PSI). Il prevalere della sinistra di Nenni, Morandi e Pertini avvicina la politica socialista alle posizioni di Togliatti e del Partito comunista.

Pietro Nenni ribadisce la politica della «alternativa socialista» e il neutralismo in politica estera . Il Congresso decide che il partito si presenterà alla prossime elezioni politiche con il proprio simbolo.

Il Congresso si svolge a pochi giorni dalla sconfitta della CGIL nelle elezioni delle commissioni interne alla Fiat. Pietro Nenni, con il consenso di Morandi e le riserve di Basso e Lussu, avvia il dibattito sull’ apertura a sinistra verso la DC, per un governo che promuova una politica riformatrice.

Dopo il XX Congresso del PCUS e i fatti d’Ungheria, Nenni prosegue nella sua condanna dell’URSS e la sua critica al PCI e si va sempre più precisando l’obiettivo dell’apertura a sinistra verso la DC e dell’unificazione con il PSDI.

Il Congresso, nonostante, la vittoria della linea di Pietro Nenni e della sua corrente, “Autonomia”, non scioglie il nodo del rapporto con la DC. La relazione non si sbilancia sulle prospettiva, conferma l’autonomia del PSI dal PCI.

Pietro Nenni nella relazione introduttiva ripropone la possibilità dell’appoggio del PSI ad un nuovo governo di centro sinistra, affronta il tema delle riforme e della lotta agli squilibri territoriali e sociali.

Il dibattito precongressuale vede la contrapposizione fra la corrente di «Autonomia socialista», tornata unita dopo la spaccatura del 17-18 giugno, e la corrente di «Sinistra socialista» nella quale sono confluite le correnti di Tullio Vecchietti e Lelio Basso. Infine la mozione Per l’unità del Partito presentata da Sandro Pertini.

Tema fondamentale del Congresso la riunificazione socialista. Nei precongressi quasi l’ottanta per cento dei voti agli autonomisti del PSI. Alla sinistra il 17 per cento.

Riunificazione socialista dopo che nei giorni precedenti i congressi del PSI e del PSDI ne avevano definito l’obiettivo.

PSU – I Congresso, Roma. (XXXVIII Congresso PSI) Si decide di tornare alla vecchia denominazione di Partito socialista (PSI) L’accordo fra «Autonomia socialista» di Nenni e Giacomo Mancini e «Rinnovamento socialista».

A Genova si svolge il XXXIX Congresso del PSI. Si stabilisce l’alleanza fra la corrente autonomistica di Pietro Nenni e i sostenitori di Francesco De Martino. Il congresso si pronuncia per una ripresa del centro-sinistra.

40° Congresso nazionale del PSI all’insegna dell’”alternativa a sinistra con al centro i socialisti”.

Al 41° Congresso, svoltosi a Torino, l’alleanza tra gli autonomisti e la sinistra lombardiana conta sul 63% dei consensi congressuali. Craxi viene riconfermato segretario, Claudio Signorile è vicesegretario unico. A Torino viene lanciata la “Strategia dell’Alternativa”.

Nel 1981, al congresso di Palermo, il segretario Bettino Craxi ottiene il 70 % dei consensi del partito. Obiettivo del partito non farsi schiacciare fra democristiani e comunisti.

Dall’11 al 14 maggio 1984 si tiene a Verona il 43° Congresso nazionale del Psi e Craxi viene riconfermato segretario per acclamazione dai delegati.
Enrico Berlinguer segretario del Partito Comunista Italiano viene accolto con ostilità dai delegati socialisti.

Nel 1985 il PSI rimuove la falce, il martello, il sole e il libro dal proprio simbolo per rimarcare la sua intenzione di costruire una sinistra alternativa. Il 5 aprile 1987 Bettino Craxi chiude a Rimini il XLIV Congresso del Partito Socialista Italiano, che si era aperto il 31 marzo; Craxi viene riconfermato segretario.

A Milano nell’ex fabbrica dell’Ansaldo si svolge il XLV Congresso del PSI . Bettino Craxi è confermato per la sesta volta segretario. L’assise pone il problema del riformismo socialista.

A Bari il Psi celebra il XLVI Congresso è un congresso straordinario. La scelta cadde su Bari poichè all’epoca risultò essere, relativamente alla geografia politico-elettorale, la città più socialista d’Italia.

Il XLVII congresso, svoltosi l’11 e il 12 novembre 1994, decise a maggioranza lo scioglimento definitivo del Psi.